Secondo i dati presentati all’evento SIRI nonostante la pandemia, le tensioni tra USA e Cina e le permanenti difficoltà dell’industria dell’auto le vendite mondiali di robot industriali nel 2020 hanno mostrato una leggera crescita. In controtendenza le vendite sul mercato italiano che hanno segnato una diminuzione a doppia cifra dopo anni di crescita record
di Fabio Chiavieri
I dati contenuti nel Word Robotics 2021, report annuale sulla situazione della robotica industriale nel mondo pubblicato dall’IFR, dicono che le vendite mondiali sono tornate nuovamente a crescere del +0,5%. Un incremento modesto ma incoraggiante trainato dal mercato asiatico (+7%) che ha bilanciato le riduzioni di America ed Europa rispettivamente -17% e -8%. Va tuttavia fatto notare che l’arresto della crescita si era già manifestato prima della comparsa del Covid. Lo stesso IFR aveva individuato tra le cause principali di questa tendenza al ribasso nel 2019, la diminuzione globale della crescita dei beni di consumo, la crisi del settore Auto (principale settore di sbocco della robotica insieme all’industria elettrica ed elettronica) e le tensioni commerciali tra USA e Cina.
«Il 2020 è risultato un anno difficile ma, nonostante tutto, meno ostico del 2019. Va tenuto però conto che dopo il 2017, anno record di vendite, e il 2018, record di robot industriali installati, una flessione potevamo anche aspettarcela. E così è avvenuto sia per l’entrata in crisi dell’industria automobilistica sia per la tensione commerciale tra Cina e USA e, in minima parte anche Europa. Il Covid, poi, ha fatto il resto. Tutto ciò ha portato a una diminuzione generalizzata dei consumi per cui sono diminuiti anche gli investimenti in sistemi di produzione, ivi incusi i robot.» commenta Domenico Appendino presidente Siri, durante l’incontro stampa organizzato lo scorso 16 novembre. Delle 384mila unità vendute nel 2020, 266mila sono in Asia seguita da Europa (68mila) e Americhe (39mila). L’analisi declinata per paesi vede la Cina in testa con 168mila unità vendute seguita da Giappone, Stati Uniti, Corea del Sud e Germania, sebbene queste quattro insieme si fermino a 122 mila unità. L’Italia con 8.500 unità vendute si posiziona al 6° posto, ritornando alla media del consumo degli ultimi tre anni.
La distribuzione dei robot venduti nel mondo per applicazioni vede la manipolazione al primo posto (178mila unità vendute) seguita dalla saldatura (89mila, che però cresce maggiormente rispetto al 2019) e dall’assemblaggio (44mila unità vendute).
I robot industriali installati nel mondo
Nonostante i problemi sopra elencati, la popolazione dei robot industriali installati nel mondo è cresciuta globalmente del 10% nel 2020 (3.014.900 unità), mantenendo invariato l’aumento medio degli ultimi anni fisso al +13% considerata la vita di un robot industriale pari a 12 anni di lavoro. L’Asia la fa sempre da padrona con un incremento dei robot installati del 63%, a cui seguono l’Europa con un +20% e le Americhe con un +13%.
«Un altro dato molto interessante – spiega Domenico Appendino – è la variazione percentuale annua di robot industriali installati divisa per continenti. Dal grafico contenuto nel Word Robotics 2021 si evince che l’Asia (+14,1%) continua a crescere con una media importante rispetto a Europa (+5,2%) e Americhe (+8,6%), ma come popolazione anche se l’Europa è seconda, le Americhe stanno crescendo maggiormente nell’ultimo decennio.»
Passando dall’analisi per continenti a quella per nazioni, si vede come il 73% dei robot in lavoro sono presenti nei primi 5 paesi che sono Cina, Giappone, Corea del Sud, Stati Uniti e Germania. La Cina con quasi un milione di robot detiene circa un terzo del mercato mondiale. In questa classifica l’Italia si posiziona al 6° posto con circa 78mila unità.
Per quanto riguarda la distribuzione per applicazioni, si vede che l’applicazione più importante è la manipolazione con 1.343.000 robot installati, circa la metà della totalità. Seguono distanziati saldatura (676 unità) e assemblaggio (323 unità).
«I robot installati hanno sempre come primo settore di sbocco l’Automotive che, in passato, ha avuto grosse possibilità di investimento più di molti altri settori. Ultimamente, con i ben noti problemi legati alla rivoluzione in atto verso i veicoli elettrici, sta subendo poco per volta una grossa rincorsa da parte dell’industria dell’elettronica» dice il presidente Siri.
«Un altro elemento molto interessante – prosegue l’ingegner Appendino – che emerge dai dati IFR è il livello di robotizzazione raggiunto nei vari continenti. In particolare, viene fornito il tasso di densità dei robot industriali nel mondo dal 2009, ovvero il numero di robot che operano per 10mila addetti. La media del mondo si aggira intorno alle 126 unità nel 2020, valore raggiunto crescendo molto negli ultimi tre anni. L’Europa è molto vicina al valore medio mondiale (123) mentre le Americhe si posizionano al terzo posto con un valore pari a 111 unità. Oltre la media mondiale si trova il binomio Asia-Australia (134 unità) e soprattutto l’Italia con una media di tutto rispetto che raggiunge le 224 unità. Questo dato ci posiziona all’11° posto nel mondo. In realtà, quando ancora alcuni paesi, come per esempio la Cina, non avevano iniziato a crescere vertiginosamente come poi hanno fatto, eravamo molto più avanti in questa classifica relativa alla densità di popolazione dei robot industriali.»
Conclusioni
Come abbiamo visto, il 2019 a causa di alcuni problemi mondiali concomitanti ha visto una diminuzione globale delle vendite dei robot industriali. Nel 2020 si è assistito invece a una lieve controtendenza. Le previsioni fino 2024 dell’IFR sono sicuramente al rialzo. Nel 2021 il mercato dei robot industrali dovrebbe crescere del +13%, ritornando ai livelli “pre-covid”. Dal 2022 fino al 2024, l’IFR prevede una crescita più prudente ma costante del 6% annui. I motivi per cui IFR fa queste previsioni sono legati:
– all’aumento della flessibilità produttiva per una vita più corta dei prodotti e alla crescita della loro varietà;
– all’aumento della competitività in un mercato sempre più globale;
– all’aumento dei robot nelle imprese medio piccole;
– al miglioramento della qualità del lavoro e della sicurezza nel lavoro per l’uomo.
Altri 4 punti sono quelli che motivano di più questa previsione di crescita:
– crescita delle applicazioni dei robot collaborativi;
– impulso all’automazione flessibile dovuto a Industria 4.0;
– sviluppo dell’Intelligenza Artificiale;
– l’aiuto della robotica nella pandemia.
Giornalista-pubblicista freelance con oltre 25 anni di esperienza come redattore e responsabile di redazione di riviste tecniche specializzate nel settore della Meccanica. È direttore tecnico de L’Ammonitore