Le riflessioni di Marchionne sono condivisibili da un punto di vista imprenditoriale ma mi auguro che si possano realizzare le condizioni per mantenere gli investimenti Fiat nel nostro Paese con particolare interesse al territorio torinese. Certo le condizioni per fare l’imprenditore in questo Paese non sono ottimali, ma penso che nel caso Fiat debba prevalere la forte presenza sul territorio di una filiera piena di competenze tecniche e competitive difficilmente riscontrabili altrove”.
“Dobbiamo – continua Di Donato – sollecitare con forza la politica a puntare sul manifatturiero con interventi mirati che siano di stimolo agli investimenti, all’innovazione e di alleggerimento del carico fiscale che grava sulle imprese sui lavoratori: presupposti indispensabili per il rilancio e la crescita”.
Secondo il Presidente di Unionmeccanica Torino (che conta circa 1.300 imprese del comparto per 30mila occupati), è necessario, inoltre, che vengano “pesati”, per le loro ricadute, i recenti provvedimenti in materia di riforma del mercato del lavoro “che introducono forti rigidità nelle assunzioni, un pesante aumento della contribuzione previdenziale e non sono certamente di stimolo alla ripartenza delle imprese. Le nostre aziende sono molto preoccupate da questa riforma di cui non sentivano la necessità e che comunque non va nella direzione che l’Europa chiedeva. E’ una riforma che andrà modificata quanto prima perché non aiuterà nessuno, né le imprese ad assumere né i lavoratori ad essere assunti”.
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