“Il dialogo politico e istituzionale si sta sempre più spesso scaldando nei toni, scadendo in alcuni casi sino alla rissa verbale. Questo atteggiamento evidenzia una connotazione molto preoccupante: quella di una perdita di identità e di progettualità”. Così ha esordito Oriano Lanfranconi, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confapindustria Lombardia, all’apertura della seconda edizione del Convegno Regionale dal titolo Nessun Futuro è per Sempre, organizzato dal Gruppo Giovani e da Confapindustria Lombardia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano lo scorso venerdì 22 ottobre 2010.
Nella passata edizione a farla da padrone era stato il tema del Federalismo Fiscale nei rapporti con le PMI e quello della semplificazione legislativa nel campo della normativa del lavoro.
Quest’anno Confapindustria Lombardia ha spostato l’attenzione sulla funzione della moneta unica e dell’Unione europea nei confronti degli altri Paesi, e sul ruolo delle piccole e medie industrie, della politica e dell’economia, nel tentativo di riscrivere un futuro più dinamico e socialmente sostenibile.
Lanfranconi ha aggiunto nella sua relazione, sottolineandone l’importanza, “che le Associazioni di categoria, da sempre dichiaratamente apolitiche, non devono dimenticare la propria funzione primaria: quella di fare politica economica per le imprese. La nostra forza e specificità è per noi da sempre la piccola e media industria manifatturiera privata e di servizio alla produzione”. Lanfranconi ha poi posto alcuni problemi da risolvere:“il fenomeno del credit crunch; la sottocapitalizzazione; l’eccessiva burocrazia; il continuo aumento del costo dell’energia, delle materie prime e del lavoro; un insostenibile tasso di fiscalità che porta ad introdurre tasse su tasse”. Il Presidente Lanfranconi ha infine invitato le Istituzioni “a parlare di Pmi con le Pmi e per le Pmi”.
Numerosi gli ospiti e di rilevante interesse i loro interventi. Sono intervenuti l’economista Claudio Celani che ha moderato il dibattito; l’economista ed ex ministro dell’Economia durante il governo Prodi Tommaso Padoa-Schioppa; il giurista costituzionalista Gustavo Zagrebelsky; il Vicepresidente della Regione Lombardia e Assessore alle Attività Produttive Andrea Gibelli; il Vicepresidente della X commissione Attività Produttive Raffaello Vignali; il deputato coordinatore regionale lombardo UDC ed ex sindacalista Savino Pezzotta.
Il moderatore Celani, prendendo spunto dalla relazione di Lanfranconi, ha condotto gli ospiti sul rapporto Europa-Usa-Asia, passando dal ruolo delle banche a quello dell’Euro, coinvolgendo le politiche che i Governi hanno messo in campo sia a livello nazionale sia a livello regionale per provare a salvaguardare il sistema manifatturiero.
Padoa-Schioppa ha preso subito la parola pronunciandosi sul tema della crisi e sull’attuale situazione economica italiana ed europea: “La domanda da porsi non è se ci sarà la ripresa, ma se potremo tornare alla situazione precedente alla crisi. E questo per le economie occidentali sarà quasi impossibile, mentre quelle emergenti vivranno una fase di boom”. Il punto focale di questo discorso è dunque la risalita economica e l’ex Ministro precisa che “non si può più usare il termine ripresa, né parlare di economia legata a cicli”. Cosa succederà allora? Secondo Padoa-Schioppa “le economie più arretrate avranno una notevole crescita, nel senso che nei Paesi dove oggi non ci sono né energia o acqua nelle case, questi arriveranno. Per noi invece, non ci sarà una crescita significativa”.
Il discorso del professor Zagrebelsky è stato invece incentrato sulla legalità: “In Italia per fare qualsiasi cosa e per ottenere dei vantaggi si deve entrare in un “giro” che oggi ha sostituito “le caste”. Ma per Zagrebelsky la soluzione non è fuggire dal nostro Paese, bensì’ “rimanere qui a combattere anche se la situazione è davvero difficile”.
Il Vicepresidente di Regione Lombardia Gibelli ha aggiunto: “Se si vuole parlare davvero di ripresa bisogna salvaguardare le attività del nostro Paese, e soprattutto la zona compresa tra Novara e Vicenza, che è la più produttiva d’Italia. E’ necessario tutelare le attività esistenti e l’economia locale. Del resto, in Italia, si deve salvare quel che c’è. Tante piccole imprese, malgrado la crisi, lottano sul fronte dell’innovazione e molti imprenditori combattono per andare avanti anche se si deve comunque fare lo sforzo di non considerare il nostro Paese in declino”.
Gibelli ha poi evidenziato il problema dell’alto costo dell’energia, della semplificazione e della concorrenza difficile che la Lombardia si trova a fronteggiare rispetto “ai Paesi emergenti, ai Paesi dell’allargamento UE e in Italia alle Regioni a Statuto speciale”.
Sul tema della semplificazione ha insistito molto l’onorevole Vignali “esprimendo il disappunto su ciò che riguarda la burocrazia che molto spesso ostacola le imprese. Le Istituzioni dovrebbero sostenere la voglia di fare degli imprenditori, senza deprimerli con la burocrazia e mettendo altri ostacoli sul loro cammino”. Vignali ha poi posto l’attenzione su quello che avviene all’interno della UE (Germania in primis) e sul tema in senso ampio dell’innovazione.
L’onorevole Pezzotta si è espresso con cauto ottimismo sul futuro del nostro Paese “che è un grande porto e deve fare da tramite in modo tale che le merci transitino in tutta Europa. Cio’ significa che si deve fare di più sul tema delle infrastrutture legate ai trasporti, ma anche su quelle immateriali tipo la banda larga”. E ha proseguito affermando “che il sistema produttivo italiano non è fatto solo di situazioni come la Fiat per cui una grande azienda può “ricattare” il Paese dove va. Le realtà più piccole vivono esattamente una situazione opposta: ci sono aziende dove è il Paese che ricatta loro”.
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