L’Unione Europea sostiene lo sviluppo dell’innovazione attraverso numerosi strumenti. Spesso però questi sono di difficile comprensione, sia perché usano sigle e riferimenti poco comuni e una terminologia tecnica molte volte contro-intuitiva, sia perché, in effetti, il numero degli attori coinvolti è molto elevato e la loro struttura organizzativa è molto complessa. Questo però non deve scoraggiare. L’Italia spesso è indietro nell’utilizzo di questi fondi (che sono molto cospicui), ma è il momento adesso di recuperare il ritardo ed attingervi.
L’Unione utilizza diverse procedure per fornire aiuti finanziari alle imprese europee, soprattutto alle Pmi. In generale si può dividere l’ambito degli strumenti di sostegno allo sviluppo dell’innovazione nelle imprese in tre grandi categorie: i finanziamenti indiretti, i programmi comunitari di finanziamento e i fondi strutturali.
I finanziamenti indiretti
La Commissione europea è consapevole dei problemi incontrati dalle imprese nell’ottenere prestiti e finanziamenti in capitale di rischio e per rispondere a questa difficoltà ha lanciato alcuni programmi specifici. Questi programmi sono gestiti dalle istituzioni finanziarie europee (Banca Europea per gli Investimenti – Bei, dal Fondo Europeo d’Investimento – Fei, e dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo – Bers). Nella maggior parte dei casi questi aiuti non sono accessibili direttamente dalle imprese, ma ci si accede attraverso alcuni attori intermediari presenti in ognuno dei paesi europei.
Banca Europea per gli Investimenti
La Bei (www.eib.org) è la principale istituzione finanziaria della Ue. Essa concede prestiti e garanzie in tutti i settori dell’economia. Ha 6 obiettivi prioritari per la sua attività di prestito, definiti nel Corporate Operational Plan (COP), tra cui il sostegno all’attività delle Pmi e l’implementazione dell’iniziativa “innovation 2010” (i2i).
La Bei finanzia progetti a lungo termine. I prestiti erogati si dividono in due gruppi: a) prestiti intermediati alle Pmi e b) prestiti diretti a grandi aziende ed enti locali.
I prestiti intermediati alle Pmi finanziano progetti fino a un massimo di 25 milioni di Euro, i prestiti diretti partono da 50 milioni di Euro, e sono disponibili sia per grandi imprese sia per enti locali. In entrambi i casi coprono fino al 50% dei costi dei progetti e sono erogati attraverso istituzioni finanziarie locali, presenti nei singoli paesi.
Fondo Europeo d’Investimento
Il Fondo Europeo per gli Investimenti (Fei, www.eif.org) è stato istituito nel 1994 come organo di sostegno e finanziamento delle piccole medie imprese e ha come azionista maggioritario la Bei. Opera attraverso investimenti in partecipazioni al capitale d’impresa oppure fornendo garanzie a istituzioni finanziarie che concedono crediti alle Pmi. Anche il Fei non finanzia direttamente le Pmi, ma opera unicamente attraverso intermediari finanziari. Le imprese si dovranno rivolgere a queste per ottenere le necessarie informazioni su come richiedere e ottenere i finanziamenti.
Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo
La Bers (www.ebrd.com) è un’istituzione finanziaria internazionale che supporta progetti in 29 paesi, dall’Europa Centrale all’Asia Centrale. Investe soprattutto in clienti del settore privato, promuovendo l’imprenditoria e la transizione verso economie di mercato aperte e democratiche. Offre soluzioni di Project financing a favore di istituti bancari ed imprese, finanziando iniziative di joint venture, investendo in attività imprenditoriali già esistenti o costituite ex novo, o ancora sostenendo i processi di ristrutturazione e privatizzazione delle aziende a proprietà statale.
La Bers è il maggiore investitore singolo nell’Europa Centrale e Orientale e nella Comunità degli Stati Indipendenti.
Per i grandi progetti (da 2 a 250 milioni di euro) gli strumenti si dividono in:
- Capitale di rischio (da 2 a 100 milioni di euro, a partecipazione minoritaria del capitale, con strumenti di ingegneria finanziaria più diversi, compresi i fondi di investimento, e con termini e durata diversi secondo la tipologia dell’investimento);
- Prestiti (importi da 5 a 15 milioni di euro, a tasso fisso o variabile, con durata da 5 a 15 anni);
- Garanzie (a copertura totale o parziale del rischio).
I programmi Comunitari di Finanziamento
La Commissione Europea è strutturata in Direzioni generali (Dg) competenti in diverse materie. Nell’ambito della sua attività, e al fine di sostenere lo sviluppo delle politiche comunitarie, ha creato alcuni programmi che coinvolgono direttamente le imprese e gli enti locali, attraverso la presentazione di progetti che rispettano le condizioni pubblicate sui bandi pubblicati sul sito della Ue. La caratteristica principale (e conditio sine qua non) è che questi progetti prevedano una partnership europea, lo sviluppo di risultati sostenibili e che siano in linea con le politiche comunitarie.
Nell’ambito dell’innovazione il riferimento è il Programma quadro per la Competitività e l’Innovazione, (Cip). Questo programma quadro non riguarda le attività di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione. Esso contribuisce a colmare il divario tra ricerca e innovazione e a promuovere tutte le forme di innovazione.
Il budget a disposizione ammonta a 3.621 milioni di euro così ripartiti:
- il 60%, pari a 2.166 milioni, per il programma per l’innovazione e l’imprenditorialità;
- il 20%, pari a 728 milioni, per la realizzazione del programma di sostegno alla politica in materia di TIC;
- il 20%, pari a 727 milioni, per la realizzazione del programma Energia intelligente – Europa.
I fondi strutturali
Sono la parte più rilevante dei finanziamenti europei. Sono fondi assegnati al governo centrale e alle regioni per sviluppare i programmi dell’Unione europea.
I finanziamenti arrivano da tre fondi, detti, appunto, Fondi Strutturali:
1) il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR)
2) il Fondo Sociale Europeo (FSE)
3) il Fondo di Coesione,
Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), promuove gli investimenti pubblici e privati al fine di ridurre gli squilibri regionali nell’UE.
Il Fondo Sociale Europeo (FSE), è volto ad accrescere l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese, migliorare l’accesso all’occupazione e alla partecipazione al mercato del lavoro e rafforzare l’inclusione sociale.
Il Fondo di Coesione, contribuisce a interventi nei settori dell’ambiente e delle reti di trasporti transeuropee nei paesi con reddito nazionale lordo (RNL) inferiore al 90% della media comunitaria.
NB: il settore agricolo è invece oggetto di uno specifico fondo denominato FEASR (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale), erede del precedente FEOGA, che sarà attuato tramite il programma di sviluppo rurale 2007-2013 adottato da ogni regione per circa 8,2 miliardi di euro complessivi. Sempre a parte viene considerato anche il FEP (Fondo europeo per la pesca), per 377 milioni di euro.
La cosa più difficile dei fondi europei, soprattutto quelli strutturali, è la terminologia, assolutamente astrusa e (probabilmente) volutamente criptica.
Si tratta comunque si fondi importanti, come si può evincere dalla seguente tabella che riporta gli stanziamenti Ue a favore dell’Italia. A questi fondi vanno poi aggiunti i cofinanziamenti nazionali e regionali, arrivando in genere a raddoppiare questi importi.
Fondi strutturali Italia (milioni di euro) | |
1. Convergenza | 19.210 |
1.1 Calabria, Campania, Puglia e Sicilia | 18.820 |
1.2 Basilicata (Phasing out statistico) | 390 |
2. Competitività Regionale e Occupazione | 5.630 |
2.1 Regioni centro nord e P.A. Trento e Bolzano | 4.740 |
2.2 Sardegna (Phasing in) | 880 |
3. Cooperazione territoriale europea | 750 |
4. Indicizzazione | 3.288 |
Totale Risorse Italia | 28.818 |
Si tratta di finanziamenti sostanziosi, ma di non facile accesso e comprensione.
La prima difficoltà è data dalla indicazione dei territori, che vengono individuati come Obiettivi. L’Unione Europea, in pratica, divide i territori in cui si applicano questi finanziamenti in tre tipologie, che chiama Obiettivi. Gli obiettivi sono tre (Convergenza, Competitività regionale e occupazione e Cooperazione territoriale europea). Ogni territorio europeo viene identificata da un Obiettivo.
Nel 2000-2006 i territori in cui si applicavano i fondi si chiamavano Obiettivo 1, Obiettivo 2 e Obiettivo 3. Nella programmazione 2007-2013 i territori si chiamano Obiettivo Convergenza, Obiettivo Competitività regionale e occupazione a cui si è aggiunto un nuovo obiettivo, l’Obiettivo Cooperazione europea.
Per cui, per esempio, la Sicilia è Obiettivo Convergenza, il Piemonte è Obiettivo Competitività regionale e occupazione.
In dettaglio, gli Obiettivi sono:
- Obiettivo Convergenza, diretto agli Stati ed alle regioni in ritardo di sviluppo. I soldi a queste regioni arrivano da FESR, FSE e Fondo di Coesione.
- Obiettivo Competitività regionale e occupazione, che interessa tutte le regioni che non rientrano nell’obiettivo “Convergenza”. Tale obiettivo intende rafforzare la competitività e attrattività delle regioni e l’occupazione a livello regionale, in particolare tramite l’innovazione e la promozione della società della conoscenza, l’imprenditorialità, la protezione dell’ambiente, l’adattamento della forza lavoro e l’investimento nelle risorse umane. I soldi a queste regioni arrivano da FESR e FSE.
- Obiettivo Cooperazione territoriale europea, volta a rafforzare la cooperazione transfrontaliera e transnazionale tramite iniziative congiunte a livello regionale e nazionale e la cooperazione e lo scambio di esperienze a livello interregionale. In questo obiettivo andranno a confluire tra l’altro le azioni attualmente finanziate dai programmi Interreg, Leader, Equal e Urban.
Programmi Operativi
Il Regolamento generale CE 1083/2006 sui Fondi Strutturali (art. 27) prevede che ogni Stato membro elabori un Quadro Strategico Nazionale (QSN) da presentare alla Commissione per l’approvazione.
Il QSN serve a rendere operativi il Fondo di Coesione, il Fondo Sociale Europeo (FSE) e il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR).
Il QSN individua quindi i Programmi Operativi (PO) e riguarda non solo i Fondi strutturali, bensì anche risorse nazionali aggiuntive. Per cui ai 28,7 miliardi di cui alla tabella precedente si aggiungono altri fondi: 31,6 miliardi di cofinanziamento nazionale e altri 64,4 miliardi di nuove risorse Fas (Fondi aree sottoutilizzate) assegnate dalla Legge del 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria per il 2007) per un totale di 124,7 miliardi.
Sì, avete capito bene! Ci sono 125 miliardi di euro per sostenere lo sviluppo del paese. Si tratta di somme rilevanti. Ma dove vanno a finire? Il Quadro Strategico Nazionale è costituito da 4 macro obiettivi di base, articolati in 10 priorità:
Sviluppare i circuiti della conoscenza
- priorità 1 – miglioramento e valorizzazione delle risorse umane
- priorità 2 – promozione, valorizzazione e diffusione della ricerca e dell’innovazione per la competitività
Accrescere la qualità della vita, la sicurezza e l’inclusione sociale nei territori
- priorità 3 – energia e ambiente: uso sostenibile e efficiente delle risorse per lo sviluppo
- priorità 4 – inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l’attrattività territoriale
Potenziare le filiere produttive, i servizi e la concorrenza
- priorità 5 – valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l’attrattività per lo sviluppo
- priorità 6 – reti e collegamenti per la mobilità
- priorità 7 – competitività dei sistemi produttivi e occupazione
- priorità 8 – competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani
Internazionalizzare e modernizzare l’economia, la società e l’amministrazione
- priorità 9 – apertura internazionale e attrazione di investimenti, consumi e risorse
- priorità 10 – governance, capacità istituzionali e mercati concorrenziali e efficaci
Il QSN si attua tramite i Programmi Operativi, documenti che declinano le priorità strategiche per settori e territori.
I PO possono essere suddivisi in base alla autorità di gestione e si dividono in nazionali e regionali, a seconda che l’Autorità di gestione sia centrale o regionale, e in interregionali:
- nazionali (PON): in settori con particolari esigenze di integrazione a livello nazionale, la cui Autorità di Gestione è una Amministrazione Centrale (5 FESR, 3 FSE)
- regionali (POR): multisettoriali, riferiti alle singole regioni gestiti dalle Amministrazioni Regionali. Per ciascuna Regione c’è un POR FESR e un POR FSE (21 FESR, 21 FSE)
- interregionali (POIN): su tematiche in cui risulta particolarmente efficace un’azione fortemente coordinata fra Regioni che consenta di cogliere economie di scala e di scopo nell’attuazione degli interventi (Energia, Attrattori culturali naturali e turismo); gestiti dalle Regioni, con la partecipazione di centri di competenza nazionale o Amministrazioni centrali (2 FESR)
I PO – ai fini della realizzazione degli interventi – si riferiscono ai tre Obiettivi della politica di coesione 2007/2013 :
- sotto la sigla CRO (Competitività Regionale e Occupazione) sono compresi i 33 PO che riguardano tutte le regioni del Centro Nord – incluse le Province Autonome di Bolzano e Trento – e le tre regioni del Mezzogiorno: sotto la sigla CONV (Convergenza), sono compresi i 19 PO che riguardano le rimanenti regioni del Mezzogiorno: Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia;
- sotto la sigla CTE (Cooperazione territoriale europea) sono compresi i 7 PO della cooperazione transfrontaliera, di cui 6 hanno come Autorità di Gestione una Regione italiana, i 4 PO della cooperazione transnazionale, tutti con Autorità di Gestione non Italiana, il PO cofinanziato dal FESR e dallo strumento di preadesione (IPA), i 2 PO cofinanziati dal FESR e dallo strumento di prossimità e di vicinato (ENPI).
Come si vede, si rischia davvero di perdersi, ma occorre non scoraggiarsi. Centoventicinque miliardi sono abbastanza per mettersi a studiare. Occorre armarsi di buona pazienza e, eventualmente, del supporto di qualche esperto e non perdersi d’animo alle prime difficoltà.
Antonio Cianci
Consigliere per la diffusione dell’innovazone dell’on. Ministro Renato Brunetta,
Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione

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