A pochi giorni dalla nomina a presidente di UCIMU – Sistemi per Produrre, abbiamo intervistato Barbara Colombo, la prima donna a ricoprire la carica più alta della prestigiosa associazione dei costruttori italiani di macchine utensili
di Fabio Chiavieri
Dottoressa Colombo, diventare presidente di Ucimu è già di per sé un onore, essere poi la prima donna in assoluto a ricoprire tale carica penso lo sia anche di più. Crede che il suo percorso professionale possa servire da stimolo ad altre donne per intraprendere una carriera nel settore della Meccanica?

Certamente. Il settore della macchina utensile e, più in generale quello della meccanica, nell’immaginario collettivo resta appannaggio degli uomini. In realtà sono sempre di più le donne che assumono ruoli apicali anche nelle imprese del nostro comparto, segno del cambiamento dei tempi. Se guardo soltanto al consiglio direttivo di UCIMU-Sistemi per Produrre, oggi sono quattro le donne che ne fanno parte. Al di là dei numeri che, sono certa, cresceranno ancora con il passare degli anni per raggiungere un certo equilibrio tra i generi, il mio augurio è che l’esperienza di noi donne e il nostro impegno in questi settori possa accendere curiosità ed entusiasmo nelle giovani ragazze affinché si avvicinino a un mondo, quelle delle macchine utensili, davvero interessante e ricco di opportunità professionali.
Oltre a passare alla storia come primo Presidente donna di Ucimu, certamente verrà ricordata per aver guidato l’Associazione nel periodo più buio che il mondo sta attraversando dopo la Seconda guerra mondiale. Che opinione si è fatta dal punto di vista umano e lavorativo su quanto sta accadendo?
Passare alla storia è un termine un po’ forte. Riconosco che essere la prima donna eletta alla guida di un’associazione quale è UCIMU possa destare un po’ di scalpore ma le dico che lavorerò perché questi anni dedicati all’associazione possano portare al raggiungimento di importanti traguardi per le imprese del settore: penso al tema dell’internazionalizzazione, alla necessità di favorire la creazione di reti di imprese, al tema della digitalizzazione e a quello della formazione. Certo ora tutto è più difficile perché stiamo vivendo una crisi che fatichiamo a gestire ma sono fiduciosa che, anche grazie ai progressi che la scienza sta facendo, arriveremo presto a una soluzione. L’emergenza sanitaria ha stravolto le nostre vite e ha un duro impatto anche sull’economia. Dobbiamo, tutti insieme – autorità di governo, organizzazioni di rappresentanza, imprese e cittadini -impegnarci con rigore per scongiurare il pericolo che questa crisi sfoci in deterioramento del tessuto sociale della nazione.
C’è chi sostiene che ci vorrà molto tempo per tornare alla normalità; le persone viaggeranno di meno e anche la circolazione delle merci subirà una frenata. Un Paese come l’Italia, con le sue bellezze e le sue eccellenze in svariati campi industriali, può trarre vantaggio da questa situazione?
L’Italia vive le difficoltà che vivono tutti i paesi che devono fronteggiare questa emergenza. Dal punto di vista economico, la nostra industria, particolarmente orientata all’export, è certamente frenata nella sua attività poiché la mobilità di merci e persone è decisamente ridotta. Nonostante ciò, con particolare riferimento al nostro settore, le imprese non sono ferme ma riescono comunque a lavorare; importanti commesse sono state raccolte anche sui mercati esteri, segno che, con metodi alternativi, si può – temporaneamente – ovviare al blocco della mobilità. Penso alle tecnologie digitali che hanno certamente aiutato ma penso soprattutto alla rete di filiali, agenti e rappresentanti di cui si sono dotate nel passato le aziende del settore che ci permettono oggi di presidiare abbastanza bene i mercati. Per il futuro, è chiaro che dovremo investire sempre più risorse sul presidio diretto dei mercati se vogliamo realmente continuare a recitare un ruolo di primo piano nello scenario globale. Il problema del turismo è ancora più complesso: il nostro Paese ospita in ogni suo borgo e scorcio bellezze artistiche che i turisti provenienti da tutto il mondo ammirano da sempre prendendo d’assalto non soltanto le città d’arte. Ora tutto il mondo legato all’industria del turismo è praticamente fermo e questo evidentemente è un grave problema per gli operatori italiani di questo settore e anche per il nostro paese che vede una fetta del proprio PIL completamente azzerata. Sono encomiabili le iniziative di alcuni importanti musei e organizzazioni che realizzano tour virtuali per svelare i segreti di musei, monumenti e siti che ora non possono essere visitati. Anche perché accendono la curiosità anche in coloro i quali hanno sempre trascurato le bellezze “a pochi passi da casa”. Sono azioni da incoraggiare perché possono porre le basi per un nuovo modo di promuovere la bellezza e la ricchezza del nostro patrimonio artistico culturale e del nostro territorio in attesa “del mondo che verrà dopo” una volta, cioè, che l’emergenza sarà cessata.
Il settore della Macchina Utensile ha subito come tutti gli altri, fatto salvi alcuni comparti, una forte contrazione. Le previsioni dell’Oxford Economics, citate da più parti, indicano nel 2021 una prima importante ripresa che diverrà sempre più marcata nel biennio successivo. Allo stato attuale delle cose, si sente di condividere queste previsioni?
I dati di Oxford Economics di ottobre prevedono la ripresa dei consumi di macchine utensili in tutte le aree del mondo già a partire dal 2021. L’anno prossimo la domanda mondiale di nuove macchine utensili è attesa in crescita del 18,4%: in Europa del 23,5%, in Asia, con la Cina in testa, del 15,6% e in America del 19,7%. Con particolare riferimento all’Italia, la domanda di macchine utensili è prevista in crescita del 38,2%, il consumo dovrebbe attestarsi a 3,1 miliardi di euro, recuperando così buona parte del terreno perso. L’indice ordinativi elaborato dal Centro Studi UCIMU relativo al periodo luglio-settembre 2020 registra una riduzione dell’11,4% (contro il crollo del 39,1% registrato nel secondo trimestre), rispetto allo stesso trimestre del 2019. A fronte di un calo del 24,9 % degli ordini raccolti sul mercato interno, si rileva una riduzione più contenuta, pari al – 6,6%, di quelli raccolti oltreconfine. Questi dati dimostrano che dopo il completo stop del periodo di lockdown da luglio l’attività è ripresa. Certo la seconda ondata della pandemia non aiuta ma le imprese stanno lavorando e questo vale anche per gli altri paesi. Le notizie confortanti della disponibilità dei vaccini rendono decisamente più sereno il panorama all’orizzonte. E poi nel 2021 le imprese manifatturiere italiane, dopo un periodo di relativa sospensione degli investimenti in nuove tecnologie di produzione, potranno disporre di un set di incentivi potenziato per i nuovi acquisti di tecnologie tradizionali e 4.0. Il programma Transizione 4.0 presentato in bozza che sarà inserito nella Legge di Bilancio 2021 sarà un ottimo booster per il consumo italiano e poi il 2021 è l’anno di EMO MILANO che, da sempre, funziona da “acceleratore” della domanda di macchine utensili.
Presidente Barbara Colombo partendo dall’assioma che precisione e produttività sono due elementi imprescindibili nel contesto competitivo delle lavorazioni meccaniche, quali sono le sfide che si trovano ad affrontare oggi i costruttori di macchine utensili?
Le sfide su cui tutti, imprese e organizzazioni di rappresentanza, devono concentrarsi seguono due binari. Il primo: internazionalizzazione e sviluppo reti di impresa per favorire anzitutto il presidio dei mercati esteri. Il secondo: digitalizzazione e formazione adeguata sia dei giovani che entrano per la prima volta nel mondo del lavoro sia di quanti già sono occupati nelle fabbriche del settore.
La riorganizzazione della fabbrica in ottica 4.0 non è stata affrontata da tutti con lo stesso impegno. Il tema della digitalizzazione della produzione, in cui rientra l’automazione sempre più spinta dei processi, sarà anche in futuro uno dei punti chiave su cui lavorerà l’Associazione sotto la sua presidenza?
Certamente. L’innovazione portata dalla trasformazione digitale in fabbrica non riguarda solo le macchine e le tecnologie di produzione ma riguarda i processi di lavoro e produzione e le skills che il personale addetto deve avere per operare nel nuovo contesto. Si tratta di una evoluzione tecnologica che attiva una evoluzione organizzativa tutta da governare. L’associazione dedicherà grande attenzione a questi temi con l’obiettivo di supportare le imprese con una puntuale attività di cultura di impresa.
Un altro tema estremamente delicato è quello della Formazione. Gli Istituti Tecnici e Professionali non sembrano ancora oggi in grado di garantire un adeguato ricambio all’interno delle fabbriche. Come vede, Barbara Colombo, la situazione italiana e come, a suo avviso, è possibile colmare questa lacuna del nostro Paese?
In Italia il tasso di disoccupazione giovanile è pari a circa il 30% anche perché esiste un “mismatch” tra domanda e offerta di lavoro. Nel nostro settore, per esempio, non troviamo giovani meccanici, elettronici, informatici, meccatronici. C’è la domanda e non c’è l’offerta. Questo è un paradosso tutto italiano a cui dobbiamo porre rimedio. Tra le numerose iniziative da mettere in campo penso che anzitutto occorra favorire un maggior dialogo tra scuola e mondo delle imprese. I ragazzi che escono dalle scuole superiori, in particolare dagli istituti tecnici, e che si candidano per entrare a lavorare nelle aziende del settore, molto spesso presentano evidenti lacune. Tutto questo è determinato dal fatto che i piani di studio e le tecnologie su cui hanno studiato negli anni della scuola non sono al passo dei tempi. Per questo, in attesa che si attuino piani strutturati di confronto impresa-scuola, UCIMU si è attivata dando vita a UCIMU Academy, che gestita, nel primo step dal Centro Studi e Cultura d’Impresa della Fondazione UCIMU in collaborazione con Energheia Impresa Sociale Srl, assicura un percorso di formazione mirato per i giovani appena assunti dalle aziende associate che richiedono l’intervendo dell’Academy. D’altra parte, occorre in ogni modo favorire il raggiungimento di conoscenze intermedie fra il diploma e la laurea, potenziando gli Istituti Tecnici Superiori (con riguardo agli ITS, basti guardare le esperienze di grande successo in Germania. In Italia si diplomano 10.000 giovani all’anno contro gli 800.000 della Germania; giovani che trovano lavoro entro l’anno ma molto spesso anche prima). Si tratta di un deficit scolastico gravissimo che va colmato. UCIMU, per questo motivo, è impegnata direttamente in quattro ITS nelle aree a maggior concentrazione di imprese meccaniche con l’incarico di indirizzare i piani di studio affinché siano il più possibile aderenti alle esigenze del mondo del lavoro. Dovrebbe essere una pratica estesa a tutti i principali settori manifatturieri perché dai giovani e dalle loro competenze dipende il futuro della manifattura del nostro paese.
Chi è Barbara Colombo
Amministratore delegato di FICEP spa (Gazzada Schianno VA), azienda di famiglia alla terza generazione, leader nel settore della produzione di macchine utensili per lavorare i profili di acciaio e la lamiera e per lo stampaggio a caldo, Barbara Colombo è da tempo impegnata nell’attività associativa.
Nominata, nel 2008, membro del Consiglio Direttivo di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, dal 2015 a oggi è stata vicepresidente dell’associazione.
Nel biennio 2007-2009, è stata membro del Consiglio Generale di UNIVA, Unione Industriali della provincia di Varese e, nel biennio 2017-2018, del Consiglio Generale di FEDERMECCANICA.
Dal 2019 fa parte della delegazione italiana di CECIMO, l’Associazione delle industrie europee della macchina utensile e, da giugno 2020, ne è il tesoriere.
Laureata in Economia Aziendale, con indirizzo in Finanza Aziendale, presso l’Università Luigi Bocconi di Milano, Barbara Colombo ha conseguito il Master in Corporate Finance di SDA Bocco

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