“Vogliamo continuare a fare impresa, a creare occupazione e sviluppo. Per farlo proponiamo 10 azioni da perseguire rapidamente per ridare slancio all’economia e soprattutto alla rete di Piccole e Medie Imprese che continua ad essere viva nonostante tutto”. In questo modo Fabrizio Cellino – Presidente di API Torino, la più importante associazione di PMI in Italia – ha presentato al Prefetto di Torino il Manifesto delle PMI Torinesi sottoscritto da 2.000 aziende.
L’incontro – a cui ha preso parte una delegazione di imprenditori del Consiglio Direttivo di API – è stato l’occasione per fare il punto sulla situazione, ma soprattutto per far capire al rappresentante del Governo a Torino che la voglia delle PMI di riagguantare la crescita c’è ancora tutta.
“Crediamo – ha spiegato Cellino – che non sia più il tempo di protestare e basta, ma di proporre azioni concrete da avviare immediatamente e di lavorare insieme alle Istituzioni e alle Organizzazioni Sindacali per far ripartire il nostro Paese, iniziando qui, a livello locale. Torino e il Piemonte sono da sempre una delle aree più dinamiche e propositive del Paese: devono continuare ad esserlo”.
“E’ chiaro – ha continuato Cellino – che fare impresa è sempre più difficile. Abbiamo a che fare con mercati internazionali fuori controllo, con continue difficoltà nel credito, con vincoli e costi opprimenti da parte della burocrazia, con evidenti oneri in più dovuti agli ultimi provvedimenti del Governo (basta pensare all’IMU sui fabbricati industriali). Nonostante tutto ciò, la nostra volontà è continuare a fare impresa in Italia, ma chiediamo subito concrete misure per lo sviluppo”.
Per questo, API Torino propone un Manifesto delle PMI, un decalogo di misure che comprende le diverse “questioni” con le quale le piccole imprese ogni giorno devono confrontarsi.
Sono dieci, quindi, i punti di politica economica e fiscale da cui ripartire. Eccone una sintesi.
1) Spending review e diminuzione costi pubblica amministrazione. Per tagliare il debito pubblico: un peso i cui tassi di interesse danneggiano imprese e cittadini.
2) Aliquota IRAP anche maggiore ma con la stessa base imponibile IRES. Si avvantaggerebbero le aziende labour intensive a scapito di quelle commerciali.
3) Una forte azione sulle banche. Per una maggiore loro responsabilità nei confronti delle imprese e del lavoro.
4) Compensazione debiti/crediti tra imprese e PA. Per non strozzare le aziende e non farle finire soffocate nei meccanismi di riscossione.
5) IVA all’incasso anche per le PMI. Il costo finanziario potrà essere compensato con la diminuzione dei costi della politica.
6) Pagamenti in tempi europei. Per ridare liquidità alle imprese e quindi possibilità di investimento e occupazione.
7) Lotta all’evasione. Per abbattere la fiscalità sulle imprese
8) Lotta al sommerso. Per diminuire il cuneo fiscale (50% per tagliare i contributi a carico imprese, 50% per aumentare il netto in busta ai dipendenti e accrescere i consumi).
9) Facilitazioni nei licenziamenti per motivi disciplinari. A patto che per ogni licenziato l’azienda assuma in contemporanea due disoccupati.
10) Patrimoniale una tantum (1000 euro ogni milione di euro). Da destinare solo a investimenti produttivi, eliminando tutto ciò che crea burocrazia e costa a imprese e cittadini.
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