Cosa salvare dal diluvio della crisi economica? Cosa mettere sull’arca di Noè affinché, quando tornerà a splendere l’arcobaleno, tutti possano rimettersi in gioco?
Questo l’importante tema trattato durante l’evento targato Api Lecco tenutosi venerdì 18 giugno presso il Teatro della Società.
Uno scenario da diluvio universale ha accolto i numerosi presenti: un palco trasformato in imbarcazione, tuoni, fulmini e cinque relatori ai quali una voce tonante ricordava l’imminente arrivo del diluvio da cui salvare quei valori e quelle idee necessarie per ricominciare “con il piede giusto” quando tornerà il sereno.
A interrogare gli ospiti sulle diverse responsabilità del diritto del lavoro, della finanza, dell’economia, della Chiesa e della società nei confronti del diluvio della crisi economica, un “Noè” d’eccellenza: l’attore Roberto Citran. “Sarò per voi come un tafano che vi pungolerà chiedendovi di lasciare una testimonianza da mettere in salvo” ha spiegato l’attore ai relatori riferendosi ad un inciso dell’autodifesa di Socrate letta ad apertura di serata.
Ad essere “punzecchiati” sono stati Mauro Magatti, preside della facoltà di Sociologia della Cattolica di Milano, il Senatore Pietro Ichino, docente del Diritto del Lavoro alla Statale di Milano, Roberto Mancone, responsabile rete sportelli Italia Deutsche Bank, Mons. Samuele Sangalli, docente di Etica ed Economia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e il presidente dell’Api di Lecco Riccardo Bonaiti.
A rispondere per primo alle domande di Citran dopo la proiezione di uno stralcio del film “Grazie Signora Thatcher”, è stato Mauro Magatti che ha illustrato come “dobbiamo tornare al ruolo originario dell’economia ossia quello di rispondere ai bisogni degli esseri umani. Nell’economia moderna l’aumento delle risorse disponibili può essere sia una grande opportunità che una macchina il cui significato ci sfugge. La crisi ci dice infatti che queste dinamiche rischiano di travolgerci”.
Il balletto motivazionale nel call center di “Tutta la vita davanti” ha introdotto l’intervento del Sen. Ichino: “Nel mondo del lavoro è fondamentale la coniugazione tra la massima flessibilità per le strutture e la massima sicurezza per chi lavora. Affinché questo si realizzi, oltre ad una economia fiorente, è necessario parlare di una flexsecurity che dia maggiori supporti ai lavoratori che vogliono cambiare posto di lavoro e permettano alle imprese aggiustamenti più repentini”.
Quale filmato migliore del divertente “Prendi i soldi e scappa” di Woody Allen poteva introdurre l’intervento del bancario Roberto Mancone? “Le banche operano in un complesso articolato – ha spiegato – operando sull’intero territorio nazionale non riescono ad avere un modello distributivo differente per ogni territorio, pur non prescindendo da questo. Fondamentale per affrontare al meglio il diluvio è trovare l’equilibrio tra le famiglie e le imprese clienti da una parte e gli investitori dall’altra”.
Le immagini del film “Giorni e nuvole” di Silvio Soldini hanno dato lo spunto all’intervento del presidente dell’Api di Lecco, Riccardo Bonaiti. “Per uscire dal diluvio dobbiamo fare presto e fare insieme – ha commentato Bonaiti – Questo vuol dire accantonare le diffidenze tra le parti sociali e comprendere che il valore non sta nel singolo soggetto, ma nella reazione che esso è capace di stringere con gli altri. Un organismo diviene produttivo se accetta la normalità della collaborazione, nella convinzione che in questo scambio nessuno ha da perdere. Dobbiamo inoltre fare presto, preparare già ora gli strumenti e le condizioni migliori che ci permettono di agganciare la ripresa non appena questa inizierà a manifestarsi”.
E’un giovanissimo Nanni Moretti nel film “La Messa è finita” a fare da incipit all’intervento di Mons.Sangalli che ha ripreso un aforisma di Tommaso d’Aquino: la giustizia si corrompe in due modi, con l’astuzia dei potenti e le violenza dei sapienti. “Sono proprio i sapienti le leve del potere che hanno agito in modo scorretto. Ora non dobbiamo più chiedere nuove regole ma dobbiamo guardare dentro noi stessi, cercare quei valori che la globalizzazione ha relativizzato invece di diffondere”.
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