“La situazione del CSI ci preoccupa moltissimo sia per il presente che per il futuro. Oggi le nostre imprese soffrono di ritardi di pagamento straordinari che non sono più sostenibili, mentre il futuro che si prospetta è in bilico fra ipotesi di rilancio, vendita e chiusura. A questo punto, le PMI dell’ICT chiedono indicazioni chiare dalla politica e, quindi, assicurazioni sui pagamenti attuali così come sulle prospettive del committente più importante per tutto il settore in Piemonte”. In questo modo Ivan Monciotti – Presidente Vicario di Unimatica Torino che raccoglie circa 250 imprese per un’occupazione di quasi 4mila persone altamente specializzate -,commenta la fase che il CSI sta attraversando che, dopo le ultime novità derivanti dalla spending review, è diventata ancora più pesante e preoccupante.
“Abbiamo notizie – dice ancora Monciotti – che il CSI abbia in previsione di allungare i pagamenti di altri due mesi circa, se così fosse, il ritardo medio sarebbe di circa 270 giorni: una situazione insostenibile per le PMI del comparto che devono già fare i conti con pesanti crisi di liquidità”. Monciotti quindi lancia l’allarme: “Se davvero ci fossero ulteriori ritardi nei pagamenti del CSI, a settembre si rischia la chiusura e il fallimento di molte imprese del territorio per la mancanza di liquidità, bloccata dal comportamento del Consorzio nei confronti dei fornitori”.
Monciotti, poi, tocca anche la questione del futuro del Consorzio spiegando: “Le Istituzioni del Piemonte, il Comune di Torino ma soprattutto la Regione, devono sapere che lo stallo sulla modifica statutaria del CSI, la sua trasformazione o addirittura la sua vendita imposta dal Decreto Monti sulla spending review, non devono essere pretesto per bloccare i flussi finanziari verso il CSI e dal CSI verso i suoi fornitori. Ma non solo. Non è possibile tenere sostanzialmente ferma l’attività dall’inizio dell’anno, senza nuove commesse, in attesa di capire che futuro dare alla struttura”.
Monciotti quindi conclude: “Se nulla cambierà in tempi molto brevi, a settembre i fornitori del CSI consegneranno le chiavi delle proprie imprese agli Enti Piemontesi, si creerà ulteriore disoccupazione (fra l’altro di alto livello specialistico) e si rischierà di perdere un patrimonio di conoscenze di cui fino ad oggi il Piemonte ha beneficiato”.
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