Il recente terremoto in Emilia Romagna e le drammatiche conseguenze che ne sono derivate, sia alla popolazione civile che alle strutture abitative e industriali, hanno sollevato polemiche riguardo l’inadeguatezza delle tecniche di costruzione e delle normative in vigore che avrebbero dovuto imporre standard sufficienti ad evitare o quantomeno a contenere i danni di un evento sismico non certo imprevedibile.
Come sempre le polemiche che seguono ad eventi drammatici come questo fanno prevalere l’emotività sulla razionalità, impedendo di fare chiarezza sulle reali responsabilità di chi avrebbe dovuto o potuto intervenire preventivamente.
Dr. Zanisi (nella foto a destra), la vostra azienda realizza magazzini automatici in tutto il mondo, anche nelle zone recentemente terremotate; in passato come erano considerati questi territori sotto l’aspetto del rischio sismico?
Purtroppo fino al 2005 e province di Ferrara e Modena (come del resto la gran parte della Pianura Padana) non erano classificate come zone sismiche dalla normativa nazionale. In pratica ci troviamo con decenni di opere costruite senza il benché minimo grado di protezione sismica, sia in termini di criteri costruttivi che di valutazione delle masse sismiche in gioco.
Da un lato abbiamo avuto uno Stato che nel 2005 ha dichiarato la sismicità di aree fortemente abitate ed industrializzate senza sancire nessun obbligo di valutazione o adeguamento; dall’altro abbiamo avuto una bassissima sensibilità della popolazione che non credeva realmente nel rischio sismico non avendo memoria di eventi. Ma purtroppo i periodi di ritorno degli eventi sismici sono nell’ordine di diverse centinaia di anni.
Con riferimento ai magazzini automatici, ritiene che le normative antisismiche in vigore siano davvero adeguate a prevenire i danni di un evento di questa portata?
I fatti dimostrano che sia le attuali normative di dimensionamento antisismico (Decreto Ministeriale 2008) sia quelle precedenti (Decreto Ministeriale 1996) sono adeguate per ottenere un livello di protezione sismica accettabile. A differenza delle altre tipologie di opere, i magazzini automatizzati presentano per definizione una elevata quantità di masse sismiche, circostanza che li rende particolarmente sensibili agli eventi sismici.
Per questo motivo è fondamentale la messa punto con il cliente dei reali carichi di progetto e lo sviluppo di una progettazione attenta e corretta.
Il problema è la messa in sicurezza di molti magazzini esistenti che, come nel caso di quello della Ceramica Sant’Agostino parzialmente crollato a causa del sisma del 20 maggio 2012, sono stati realizzati senza considerare l’azione sismica in quanto per il comune di Sant’Agostino non era definito alcun rischio sismico. Si tratta ovviamente di costi non modesti che magari potrebbero essere affrontati dalle aziende con un meccanismo simile a quello delle leggi Tremonti (detassazione degli utili reinvestiti in questo caso per prevenire danni sismici). Questo consentirebbe di lasciare l’iniziativa agli imprenditori, evitare lungaggini e sprechi della macchina statale e soprattutto di ottenere un concreto miglioramento della sicurezza sismica delle aziende italiane.
A prescindere dalle imposizioni di legge, costruire in sicurezza, utilizzando il meglio che la tecnologia offre ai nostri giorni, quanto incide sui costi di realizzazione?
Come spesso accade, i costi in sede di realizzazione non sono improponibili. In base alla nostra esperienza, il dimensionamento anti-sismico di un magazzino incide da un minimo del 2-3% ad un massimo del 7-8% a seconda del livello sismico del sito di installazione. Sono percentuali che possono scendere sensibilmente con un’attenta valutazione dell’entità dei carichi e della loro allocazione nel magazzino.
La ricerca finalizzata a migliorare gli standard di sicurezza antisismica ha raggiunto livelli di efficienza capaci di prevenire qualsiasi tipo di evento sismico?
Qui è necessario distinguere quello che è l’evoluzione delle normative nazionali ed internazionali e dei sistemi costruttivi, da quello che il lavoro di valutazione ed inquadramento sismico del territorio.
Nell’ambito dei dimensionamenti anti sismici delle strutture in genere e delle scaffalature per magazzini in particolare, sono molti gli studi disponibili ed i codici di calcolo. Ad esempio noi in Lyto’s ci siamo confrontati con la normativa antisismica del Cile dove abbiamo realizzato di recente due magazzini automatizzati. Mi ha impressionato positivamente il fatto di trovare una normativa sismica dettagliata ed approfondita in un paese relativamente poco sviluppato.
Diverso è la cosiddetta “zonizzazione sismica”, ovvero la definizione per ogni sito dei parametri di intensità sismica che il progettista deve tenere in considerazione nei dimensionamenti strutturali. Considerando che le accelerazioni sismiche registrate nelle province di Ferrara e Modena sono state decisamente più alte di quelle previste dall’attuale normativa, in questo campo evidentemente c’è ancora da lavorare.
La vostra azienda investe in ricerca per il miglioramento della qualità e della sicurezza dei vostri prodotti?
Assolutamente sì, non ci si deve mai fermare in questo processo di sviluppo della qualità e della sicurezza.
In parte si tratta di un miglioramento imposto dalle normative come ad esempio l’attestazione di Centro di Trasformazione raggiunto nel 2010 ed il processo di marcatura CE dei prodotti che noi in Lyto’s abbiamo già intrapreso nonostante la scadenza normativa del 2014. Ma in gran parte è frutto del nostro approccio sistematico ad una gestione responsabile dell’azienda: dopo le certificazioni dei sistemi qualità e ambiente, abbiamo raggiunto quelle dei sistemi di saldatura (ISO3834) e del sistema di gestione della sicurezza (OHSAS18001). Il tutto sempre nell’ottica di salvaguardare e capitalizzare l’insostituibile patrimonio di conoscenze acquisito in quasi 50 anni di attività nello specifico settore dei magazzini automatizzati.
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