In molte aziende, negli ultimi anni, si assiste ad una continua rivoluzione dei sistemi di comunicazione e di controllo dati: l’obiettivo è andare di pari passo con l’avanzare della cultura digitale, che con l’ingresso di nuove e giovani professionalità, unitamente anche ai nuovi sistemi normativi e relazionali, ha riconfigurato i modi e le forme di approccio, legate sia alle opportunità sia ai problemi che un’azienda nella sua vita incontra.
Il Web, tra pro e contro, negli ultimi anni si è dimostrato non solo uno straordinario fenomeno di costume, ma un eccezionale strumento di impresa, basti pensare alle tante realtà dematerializzate nel settore del commercio o dei servizi di consulenza che sono riuscite a costruire su internet non solo il loro primo mercato, ma anche luoghi dove operare, annullando distanze e costi fissi importanti. In quest’ottica di sviluppo, anche in Italia le attività basate sul telelavoro avanzano (seppur con diffidenza) con incredibili risultati di produttività. Le nostre stesse associazioni ne sono testimoni privilegiati, costituendo spesso in prima persona casi di successo: basti pensare all’Api Perugia, che ha completato il processo di realizzazione di un network tra aziende ed associazione, il cui personale opera da casa, offrendo ottimi risultati agli associati senza alcun calo di produttività, anzi migliorando le prestazioni e nel contempo favorendo l’abbattimento dei costi di malattia e degli uffici, questi, ridimensionati e riconfigurati, sono utilizzati per la sola attività di rappresentanza.
Ma dalle associazioni il passo alle imprese è breve, in tantissime ormai si sono dotate di siti internet che hanno superato il semplice schema di marketing della vetrina digitale, implementando servizi ed attività che vanno dalle richieste per prenotare ed acquistare direttamente online per gli utenti consumer, al controllo della logistica e della produzione.
Inoltre, è indiscutibile il ruolo di alcuni software per il monitoraggio e il controllo delle attività produttive e industriali, che sempre più sono orientati su applicazioni web, per consentire il telecontrollo dell’intera fase produttiva, senza limiti di distanze o presenza fisica, riuscendo addirittura a permettere all’utente di operare in remoto, per apportare soluzioni e cambiamenti in tempo reale sulle linee di produzione.
Anche la logistica è stata fortemente influenzata dallo sviluppo di molte applicazioni web, che vanno dal tracciare semplicemente gli automezzi per controllarne il tragitto, al controllare i consumi e le soste, passando per il trasporto dei colli e la verifica dello stato del mezzo. Insomma la capacità di penetrazione del web nel mondo delle imprese, dei professionisti e dei cittadini è impressionante e spesso offre garanzie di qualità e produttività prima impensabili, contribuendo al successo di iniziative di impresa, di prodotti, di marketing e, come visto recentemente, anche a rivoluzioni epocali tanto nell’economia, quanto nella politica, nella libertà di pensiero e nella libertà dei popoli.
Ma il web è anche uno strumento fenomenale di risoluzione dei problemi e di rivoluzione nelle stanche ed infinite maglie della pubblica amministrazione, che da sempre pesa come una scure sulla capacità e la velocità del nostro Paese di vincere la sfida non solo dei mercati, ma anche quella dei servizi garantiti al cittadino. Alcune proposte e alcune applicazioni web, nella pubblica amministrazione potrebbero garantire non solo un aumento incredibile della produttività dei nostri dipendenti pubblici, ma anche lo snellimento e la risposta di una delle macchine burocratiche più lente d’Europa, basti pensare alla possibilità di ricevere ed emettere certificati in formato digitale, l’utilizzo della legalmail. E ancora basti considerare la fatturazione elettronica, l’invio di fax, raccomandate etc, un unico strumento riuscirebbe ad abbattere costi postali, temporali e garantire certezza di arrivo e risposta, ma non solo: si pensi allo sviluppo in orizzontale delle comunicazione tra pubblico e privato, la tracciabilità dei documenti in digitale, la creazione di database, virtualmente indistruttibili ed eterni della pubblica amministrazione, il controllo in tempo reale di pratiche e stati di avanzamento dei lavori, operabili anche da casa, sia per le imprese ed i cittadini sia per gli operatori pubblici. Davvero una rivoluzione in grado di far ripartire l’Italia sui binari ad alta velocità dell’era digitale e, quindi, del mondo!
Ma a tutti questi esempi c’è una fondamentale postilla: non esiste progresso possibile nel campo digitale senza adeguata formazione e professionalità e spesso senza l’ingresso di una nuova generazione preparata, quella che oggi si definisce “nativa digitale”, cresciuta quindi con le tecnologie digitali e capace di non viverle come cambiamenti, ma apportandoli “naturalmente” con il suo ingresso nel mondo del lavoro. Il ricambio per tanto è fondamentale tanto quanto la capacità di riformare gli uomini e le aziende nella direzione di internet e del suo mondo di byte e pixel, bisogna pensare a quanti giovani imprese stanno realizzando la loro fortuna solo per aver compreso prima di altre le opportunità nate dai sistemi network come facebook o twitter. E ancora bisogna pensare a quante hanno invece saputo crescere grazie ai servizi di Google e a quante da anni ormai hanno realizzato, tramite il clouding, un abbattimento di costi e un aumento di sicurezza dei propri dati, tanto da ricavarne un vantaggio sulla concorrenza. I pro e i contro del Web infine sono appunto questi: un velocissimo ed incessante cambiamento verso nuovi ed inesplorati orizzonti, in grado di rivoluzionare mercati, costumi, mode, politiche. Per essere sfruttati, però, questi incredibili giacimenti di ricchezza culturale ed economica hanno bisogno di esperti, di ricerca costante e, per finire, soprattutto di giovani. Il vero svantaggio dell’Italia e del nostro sistema di imprese è appunto questo, una bassa capacità di penetrazione della nuova generazione nei luoghi strategici e di comando delle nostre aziende e del nostro sistema pubblico, con un conseguente ritardo nell’approccio e nell’utilizzo di queste incredibili risorse. Nel caso del sistema pubblico, poi, tale ritardo sta proprio nel creare la spinta propulsiva verso queste nuove dinamiche che stanno cambiando l’Europa ed il mondo e che troppo spesso ci vedono subire passivamente rivoluzioni delle quali non sappiamo essere più artefici o attori con un dislivello competitivo che da anni ci vede agli ultimi gradini della rivoluzione digitale. Atteggiamento questo che, se non cambierà in fretta, costerà all’Italia il podio di potenza economica. Proprio all’Italia, che con la sua capacità di creare stile e gusto nel mondo potrebbe addirittura consentirci di risalire la china verso vette più importanti e tornare a competere non per gli ultimi posti in classifica, ma per la Champions League, perché da imprenditori abbiamo sempre dimostrato di non essere secondi a nessuno.
Angelo Briscino
Presidente Confapi Campania Giovani

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