La sicurezza dell’essere umano da eventuali pericoli che una macchina in funzione può generare è solitamente affidata ai dispositivi di protezione, strumenti indispensabili il cui obiettivo principale è la protezione e la sicurezza del personale contro i rischi di natura meccanica derivanti da parti in movimento.
La continua evoluzione della tecnologia rappresenta una straordinaria opportunità per migliorare i livelli di sicurezza all’interno dell’azienda: dai sistemi intelligenti per segnalare la presenza di una persona nel raggio d’azione di un robot alle soluzioni tecniche in grado di ridurre gli infortuni derivanti dall’interazione uomo-macchina, sono tante le soluzioni per migliorare le condizioni di salute e sicurezza sul lavoro. Anche i robot fanno la loro parte, sostituendo gli operatori nelle mansioni più pericolose, così come gli esoscheletri, che supportano il lavoratore nell’eseguire operazioni che comportano uno stress fisico molto alto.
Le catene portacavi
La rivoluzione dell’Industria 4.0 e la conseguente digitalizzazione dei sistemi consente anche il controllo delle catene portacavi. Sistemi innovativi che – grazie ai sensori, oggi anche low cost – sono in grado di rilevare l’usura in tempo reale e possono essere collegati direttamente al sistema PLC di controllo della macchina, anche senza una connessione internet, ed essere integrati in un programma di manutenzione predittiva. Tutti i sistemi presenti in azienda, anche quelli più intelligenti, necessitano, comunque e sempre, di un conduttore per l’alimentazione di corrente e lo scambio di dati e di segnali. Qui entrano in gioco le catene portacavi, che proteggono e conducono i cavi, grazie a strumenti digitali. Questi elementi sono anche dotati di sistemi capaci di calcolare la forza di trazione/spinta della catena portacavi e, in caso di superamento di una soglia predefinita, arrestano automaticamente l’impianto, evitando ingenti costi di riparazione e danni problematici. Protezione e sicurezza assicurati anche da un design ottimizzato dei coperchi delle catene per applicazioni in ambienti difficili e di modeste dimensioni.
I ripari
L’avvento della tecnologia ha permesso anche l’implementazione di misure tecniche e tecnologiche, come ad esempio i ripari, in grado di ovviare in modo semplice ai pericoli ma anche di soddisfare i requisiti riguardanti la capacità di evitare manipolazioni e manomissioni. In termini di prescrizioni, nell’Unione Europea, il fabbricante è tenuto a rispettare la Direttiva 2006/42/CE, ovvero la Direttiva Macchine, mentre per gli operatori esistono di norma leggi nazionali alle quali ottemperare. Quando non è possibile escludere tutti i rischi derivanti da una macchina senza pregiudicarne in modo importante la funzionalità e/o il funzionamento, il fabbricante è tenuto a prevedere l’implementazione di dispositivi di sicurezza, in base a quanto predisposto proprio nell’Allegato 1 della suddetta Direttiva. La principale distinzione è tra soluzioni di protezione fisse e mobili: le prime impediscono l’accesso e/o l’ingresso di persone nella zona pericolosa di una macchina, le seconde mettono in sicurezza la zona pericolosa senza una separazione fisica, impiegando piuttosto soluzioni di comando e controllo tecnologiche, come ad esempio le barriere fotoelettriche di sicurezza combinate a un sistema di controllo di sicurezza. In relazione alle protezioni fisse, nello stesso Allegato 1 della Direttiva Macchine, viene espressamente richiesto che, in sede di progettazione e costruzione del dispositivo di protezione, quest’ultimo non possa essere reso inefficace con semplicità. In caso contrario, la macchina non potrà essere contrassegnata con la Marcatura CE. Nei ripari fissi, la protezione viene realizzata con l’ausilio di una barriera fisica, ad esempio recinzioni di protezione e il dispositivo di protezione è applicato in modo permanente e contrassegnato in modalità ottica, ad es. con una pittura di colore giallo. In quelli mobili, invece, la barriera fisica è in modalità mobile, ad esempio, come riparo mobile in recinzioni di protezione oppure come calotte, sportelli e serrande avvolgibili. I cosiddetti dispositivi di bloccaggio, come gli interruttori di sicurezza, per esempio, monitorano la posizione protetta che ha il compito di impedire l’esecuzione di una funzione pericolosa da parte della macchina.
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Ingegnere civile e PhD in Meccanica delle Strutture, ha svolto attività di ricerca nel campo della Meccanica della Frattura presso l’Università di Bologna e l’Imperial College di Londra. Appassionata di tecnologia e meccanica, con circa 15 anni di esperienza come redattrice e responsabile di redazione di riviste tecniche, da alcuni anni collabora con le riviste di Quine Business Publisher del settore Industry e Building, come autrice di articoli e approfondimenti tecnici.