Davanti a una platea di oltre 230 persone presenti nella grande sala convegni nella sede di Dallara dove si è svolto Focus Automotive, evento di avvicinamento alla biennale delle macchine utensile che si terrà a Fieramilano Rho i prossimi 14-17 ottobre, l’ingegner Dallara ha esposto la sua opinione, incalzato dalle domande di Mauro Coppini, noto esperto di automotive e racing, giornalista e direttore di FormulaPassion.it, sul futuro del comparto auto con riferimento al superamento del motore a scoppio in favore dei motori ibridi e, in particolare sui motori elettrici, di cui riportiamo in questo articolo il pensiero dell’ingegnere.
“Automotive e macchina utensile sono un binomio inscindibile da sempre e oggi lo sono ancora di più – ha affermato Enrico Annacondia, responsabile direzione tecnica di UCIMU-Sistemi per Produrre, nel suo intervento di apertura della giornata. L’automobile è infatti protagonista di un processo di innovazione continuo e veloce che impatta direttamente su produzione e processi richiesti ai costruttori di macchine utensili che consegnano al settore più della metà della produzione nazionale”.
Ogni domenica scendono in pista 300 automobili Dallara da competizione in ogni parte del mondo, dalla F1, alla Formula Indy, ad altre importanti campionati internazionali, facendo di questo storico costruttore di auto una delle tante eccellenze italiane tanto ammirate a livello globale.
È questo il motivo per cui le parole di Giampaolo Dallara hanno un peso specifico molto forte, carico di tanta esperienza e passione, che ancora non ha cessato di avvolgere il lavoro dell’Ingegnere.
Il futuro, negli ultimi tempi, pare avere assunto un’accezione sinistra forse perché è troppo incombente sulle nostre vite, comandato da un’innovazione tumultuosa che ci passa sopra la testa, e questo vale anche e soprattutto per il settore delle auto da corsa dove l’innovazione è solo un punto di partenza e mai di arrivo.
«Oggi viviamo una corsa continua e un apprendimento continuo ma con un traguardo che non è assolutamente chiaro. L’automobile è indicata come la principale causa dell’inquinamento atmosferico – anche se invece incide solo per il 15% – e per questo oggi si parla tanto di propulsione elettrica» esordisce Giampaolo Dallara.

L’industria dell’auto tradizionalmente più preparata all’innovazione, molto spostata al marketing, si è trovata ad avere a che fare con una tecnologia non matura e a investire ingenti somme di denaro per un mercato la cui risposta si farà attendere.
Dice l’ingegner Dallara: «Sappiamo dove andiamo ma non sappiamo come, anche perché siamo arrivati troppo in fretta a pensare al motore elettrico come la soluzione del futuro, seguendo probabilmente lo slancio di qualche costruttore con la necessità di rilanciare la propria immagine. Certamente la direzione è quella, ma come ci arriveremo? Le unioni tra aziende importanti e diverse sono proprio figlie dei costi elevati necessari a questa evoluzione. Ciò porterà alla realizzazione di pochi modelli/piattaforme base su cui si faranno tutte le vetture distribuendo i costi su più attori per motivi di sopravvivenza. Ci sono poi dei problemi di carattere geopolitico. Pensiamo alla disponibilità di materie prime per la produzione delle batterie: sappiamo che c’è in atto una colonizzazione “gentile” dell’Africa da parte della Cina. Negli ultimi anni i Cinesi costruisco infrastrutture di vario tipo ricevendo in compenso la possibilità di utilizzare i giacimenti di materie prime».
Questo “punto e a capo” dell’automobile, come lo definisce Mauro Coppini, può essere dunque un enorme vantaggio per paesi come la Cina per due importanti motivi. Il primo è che nel colosso asiatico vige un governo la cui autorità è certificata e che quindi può imporre il cambiamento (ogni anno in Cina i costruttori di automobili locali sono obbligati a raddoppiare il numero di auto elettriche). Il secondo motivo è che il mercato cinese ha molte meno remore rispetto ai mercati statunitense (molto avverso all’elettrico) ed europeo perché entrambi hanno alle spalle una tradizione che nello specifico si chiama Stato. Il risultato è che chi vuole vendere un’auto elettrica in Cina, le batterie, che rappresentano la parte a maggior profitto di un’auto elettrica, dovrà comprarle da un’azienda cinese. E questo aspetto non è affatto secondario tenendo conto che più di metà del totale delle auto elettriche vendute ogni anno al mondo viene acquistato in Cina, che, guarda caso, produce tra il 60 e il 70 per cento di tutte le batterie al mondo.
Va comunque precisato che oggi abbiamo auto con motori elettrici non auto elettriche. L’auto elettrica, infatti, non può convivere con i pesi attuali. Un SUV di media grandezza porta con sé 750 kg di batterie che si uniscono alle oltre due tonnellate dell’automobile.
L’auto elettrica dovrebbe essere certamente sicura ma anche essenziale con un peso limitato a quello dei primi prototipi di circa 250 kg totali. Vi sono poi problemi costruttivo, a cui il stettore auto è sempre molto attento, legati al notevolissimo sviluppo di calore prodotto dal pacco batteria composto da tante batterie messe in serie. Occorre poi capire, allo stato attuale delle cose, quanto costa e quanto inquina produrre energia necessaria sia per costruire un’auto elettrica, sia per alimentarla nell’arco della sua vita.
«Noi abbiamo identificato correttamente l’auto con il motore a scoppio. L’auto puramente elettrica probabilmente sarà a solo uso urbano, con batterie contenute e per velocità di 50-70 km/h. Se il problema è quello dell’inquinamento, che viene calcolato per km, in autostrada l’inquinamento non c’è perché le velocità sono alte e i km sono tanti, per cui le velocità basse sono quelle che portano l’inquinamento atmosferico in aggiunta a quello urbano, quest’ultimo figlio delle polveri sottili».
Giampaolo Dallara – Un uomo, un mito

Giampaolo Dallara nasce a Varano de’ Melegari (Pr) il 16 novembre 1936. Nel 1959 si laurea in ingegneria aeronautica ed inizia a lavorare alla Ferrari, passando poi a Maserati, Lamborghini (dove progetta la Miura) e De Tomaso. Nel 1972 fonda la Dallara Automobili da Competizione nel paese natale di Varano de’ Melegari (PR) dimostrando un forte legame con il territorio.
I successi con le monoposte in diversi campionati internazionali, l’affermazione negli U.S.A. con l’IndyCar e le vittorie alla 500 Miglia di Indianapolis, le consulenze per importanti costruttori, la costante ricerca dell’eccellenza, hanno portato l’azienda ad essere una delle più importanti realtà specializzate del Motorsport. Nel 2012 apre a Indianapolis la Dallara IndyCar Factory. Nel 2014 il gruppo Dallara acquisisce la Camattini Meccanica, specializzata nella lavorazione della fibra di carbonio. Nel 2016 inaugura il DARC, centro di ricerca sui materiali compositi, e nel 2017 la “Fabbrica Dallara” per la produzione delle prime vetture “Dallara Stradale”. Nel 2018 inaugura a Varano de’ Melegari la “Dallara Academy”: un centro espositivo per le principali vetture Dallara, con laboratori didattici per le scuole e sede del 2° anno della Laurea Magistrale in Race Car Design.
Giampaolo Dallara ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali: nel 2009 il Premio Imprenditore dell’anno E&Y per la cat. Global e nel 2012 il Premio Internazionale Barsanti e Matteucci. Nel 2011 gli è stata conferito dal Rose Hulman Institute of Technology degli Stati Uniti il Degree of Honorary Doctor of Engineering e nel 2014 dall’ Università di Parma il titolo di Professore Ad Honorem in Ingegneria Industriale. Sempre nel 2014 viene nominato Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, e nel 2016 Cavaliere del Lavoro della Repubblica Italiana. Nel 2018 è stato premiato con la Stella d’Oro al Merito Sportivo del CONI.
Vive a Varano de’ Melegari accanto alla sua azienda ed è padre di Angelica, laureata in Ingegneria Aeronautica, socia e collaboratrice in Dallara.

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