Intelligenza Artificiale – La Commissione Ue propone il primo quadro giuridico per provare a mettere in sicurezza l’applicazione di una tecnologia che presenta vari livelli di rischio. Osservati speciali i sistemi di identificazione biometrica.
di Franco Metta
È in corso in questi giorni, dal 21 al 23 aprile, la sesta edizione del Festival dei Diritti umani. Leggendo il corposo programma della manifestazione, che si svolge con varie sessioni in diretta streaming su Youtube, ci si rende subito conto che la maggior parte degli argomenti ruota intorno alle nuove tecnologie e all’impatto che esse possono avere, anche potenzialmente, sulle nostre vite e sul nostro futuro. È proprio il caso, per esempio, dell’Intelligenza Artificiale che, se utilizzata in modo sregolato o addirittura malevolo, fa davvero paura.
L’argomento di per sé non è nuovo, tant’è che la Commissione Europea si è già mossa per tempo e ha avanzato in questi giorni la proposta per inquadrare da un punto di vista normativo l’uso della tecnologia. Obiettivo è trasformare l’Unione nel polo mondiale “per un’intelligenza artificiale affidabile”, insomma qualcosa di cui ci si può fidare.
Il sistema giuridico è redatto sulla base dell’analisi del rischio che l’uso della tecnologia inevitabilmente comporta. Questo approccio porta a una classificazione del rischio che a seconda dei casi può risultare inaccettabile, alto, limitato o minino.
Laddove un sistema basato su AI venisse classificato ed etichettato come inaccettabile, mettendo a rischio sicurezza, mezzi di sostentamento e diritti delle persone, scatterebbe il divieto di utilizzo.
In presenza di meccanismi AI ad alto rischio, occorrerà adottare adeguati sistemi di valutazione e attenuazione, disporre di elevata qualità di set di dati che alimentano il sistema, al fine appunto di ridurre al minimo i rischi e i risultati discriminatori. Si dovrà inoltre effettuare la registrazione delle attività per garantire la tracciabilità, fornire una completa e dettagliata documentazione affinché le autorità possano valutare la conformità alla normativa, informare opportunamente gli utenti finali, adottare misure di sorveglianza umana, e in linea generale il sistema assicurare robustezza, sicurezza e accuratezza.
Come è facile intuire, la Commissione Ue intende davvero procedere con la massima cautela e sicurezza, perché è consapevole dell’elevata posta in gioco: hacker e attività criminali proveranno di certo a sfruttare a loro vantaggio la tecnologia.
Particolare attenzione nella proposta di quadro normativo è riposta sui sistemi di identificazione biometrica remota: questi sono considerati di default ad alto rischio e dovranno soddisfare pertanto requisiti rigorosi. Di norma non sarà consentito il loro impiego in tempo reale in spazi accessibili al pubblico, salvo poche eccezioni rigorosamente definite e regolamentate. A puro titolo esemplificativo, per contrastare imminenti minacce terroristiche, oppure per individuare localizzare soggetti autori o sospettati di gravi reati, oppure ancora per ricerca un minore scomparso laddove ciò fosse strettamente necessario. Il tutto dovrebbe avvenire dietro autorizzazione dell’autorità giudiziaria e con precise limitazioni su tempo, portata geografica e banche dati utilizzate.
Il prossimo step per la Commissione Ue sarà far interagire il futuro quadro giuridico sull’AI con un nuovo piano coordinato con gli Stati Ue a garanzia della sicurezza e dei diritti fondamentali di persone e imprese.

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