Il Rapporto rappresenta un utile strumento di lavoro per il nostro Fondo. Nel primo capitolo sono indicate le linee complessive dell’intervento programmato e i principali risultati dello stesso in termini di attività realizzate, raggiungimento degli obiettivi prefissati, descrizione dei prodotti; nel secondo il contesto economico, organizzativo e delle dinamiche del mercato del lavoro. Il terzo capitolo presenta lo strumento Infofapi – le voci della bilateralità: lavoro e formazione, un database delle fonti normative e delle ricerche realizzate in Italia e in Europa in materia di lavoro e formazione. Nel quarto sono dettagliati i Territori e i soggetti coinvolti, mentre nel quinto e sesto capitolo vengono descritte l’analisi delle interviste in termini di indicatori ed esiti e l’analisi dei risultati, con le interpretazioni e considerazioni del Gruppo di Ricerca. Il lavoro è stato condotto utilizzando due strumenti: i Focus Group e l’Analisi Swot. Quest’ultima è basata su metodologie di analisi qualitativa e il ricorso a interviste a testimoni privilegiati, incrociandone i risultati con le indicazioni derivanti dall’analisi dei dati statistici, compendiate nelle interpretazioni e considerazioni finali del Gruppo di Ricerca. Una metodologia basata su un approccio “multicanale”, che intreccia indagine qualitativa, quantitativa e studi di caso.
Lo scenario che emerge dallo studio condotto dal Gruppo di ricerca conferma i dati tendenziali più volte richiamati anche su queste pagine.
In un contesto internazionale caratterizzato da profondi cambiamenti strutturali nella creazione di valore e di modificate condizioni negli interscambi commerciali, nella mobilità di persone e nella localizzazione degli impianti produttivi, l’Italia del 2010 si lascia alle spalle ben sette trimestri consecutivi di decrescita, con una flessione del Prodotto Interno Lordo che solo di recente ha conosciuto momenti di controtendenza. Questo si è tradotto in forti interventi nei livelli occupazionali e nella struttura produttiva e commerciale delle imprese i cui effetti si sentono tuttora e rispetto ai quali non sembra semplice risalire la china. Come sempre a farne le spese sono soprattutto le Piccole e medie Imprese. Valga per tutti un dato, uno fra i molti che il Rapporto presenta e analizza: in Italia la cassa integrazione ordinaria è diminuita dai 65,3 milioni di ore autorizzate nel 2009 ai 26 milioni del 2010, mentre la cassa integrazione straordinaria è aumentata dai 20,2 milioni di ore del 2009 ai 44,8 del 2010 e la cassa in deroga da 14,7 milioni di ore del 2009 ai 32,3 milioni del 2010. Questa inversione quasi a 360 gradi dalla CIGO alla cassa straordinaria e in deroga segnala da un lato un maggior ricorso agli ammortizzatori sociali in funzione congiunturale anticrisi e dall’altro la difficoltà che proprio le piccole e medie imprese incontrano nell’agganciare il treno della ripresa. E ancora: c’è meno mobilità nel mercato del lavoro, più disoccupazione e soprattutto più inoccupazione, crescente precarizzazione del mercato del lavoro, con un netto calo dei dipendenti a tempo indeterminato e un marcato aumento dei lavoratori interinali e autonomi. Sono soprattutto i giovani a subirne le conseguenze: giovani che sempre più non solo non trovano lavoro, ma neppure lo cercano; giovani che non lavorano e non studiano, soprattutto, come sappiamo, nelle regioni del sud. Parallelamente, come non manca di rilevare il Rapporto, si verifica una modificazione qualitativa fondamentale sul versante dell’offerta di lavoro da parte delle imprese. I profili meno penalizzati dalla crisi sono i cosiddetti high skill, figure professionali ad alta rilevanza, laureati e diplomati. Le aziende ricercano figure con alto tasso di scolarizzazione e lasciano a terra le professioni di livello più basso. E infine ecco il dato forse più paradossale e inquietante: in un Paese che vive una pesante crisi occupazionale, si sono registrati secondo l’ISTAT ben 85.000 posti di lavoro vacanti nel 2009, mentre secondo altre analisi condotte da associazioni di categoria mancano oggi in Italia circa 100.000 tecnici specializzati: “non si trovano”. E’ evidente allora che siamo in presenza di un perdurante disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, tra percorsi di istruzione e formazione e dinamiche del mercato del lavoro, che faticano a dialogare. La risposta non può che venire da un processo di ridisegno del sistema della formazione continua in Italia che veda da un lato un’inversione di tendenza rispetto alla frammentazione del sistema, incentivando i momenti e gli strumenti di collaborazione e di integrazione tra i Fondi interprofessionali e le Regioni/Province; e dall’altro un processo di maggior qualificazione dell’offerta formativa per renderla più aderente alle reali esigenze del mondo dell’impresa e del lavoro, quindi più formazione mirata, agganciata ai processi innovativi e meno formazione tradizionale a catalogo. La formazione va diversificata e ampliata in funzione di una maggiore competitività delle imprese, e quindi con un approccio anticipatore delle dinamiche di mercato. Fondamentale, in questo senso, una revisione dei meccanismi di rilevazione e analisi dei fabbisogni formativi, troppo spesso sganciati dalla realtà del sistema produttivo. In questo senso, l’analisi “multicanale” del Rapporto fornisce non solo interessanti suggerimenti per i percorsi di miglioramento delle strategie future di FAPI, ma anche una proposta che consideriamo estremamente stimolante, quella di InfoF@api, un progetto di portale del lavoro e della formazione per le piccole e medie imprese, inteso come strumento per consentire al Fondo Formazione PMI di mantenere una posizione di avanguardia sulle novità e sui cambiamenti che interessano le aziende e i lavoratori aderenti al Fondo. Ci sarà modo, nei prossimi mesi, di approfondire le linee di questo progetto, nel costante intendimento di migliorare sempre più l’offerta formativa del FAPI.
Giorgio Tamaro
Direttore Fapi

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