Formazione e competitività delle imprese, a questo proposito abbiamo intervista Francesco Lippi presidente di FAPI.
Il Fapi per sua stessa funzione crede molto nella formazione professionale come elemento fondamentale per la competitività delle imprese. A tal proposito come valuta il rapporto attualmente esistente tra Scuola e Imprese, soprattutto per quanto riguarda Istituti Tecnici e Professionali? Ci sono modelli che l’Italia dovrebbe seguire?
Credo che in Italia ci sia ancora una buona qualità d’insegnamento per chi vuole conseguire un diploma tecnico professionale che gli consenta di poter avere un’opportunità lavorativa. Il sistema dell’Impresa in questo senso deve dare il suo contributo intanto con il censire le reali necessità dei profili professionali richieste dal mercato, poi consentendo in fase di apprendimento la possibilità di poter sviluppare dei tirocini formativi in itinere ed infine utilizzare le forme consentite di apprendistato per avviare e integrare i giovani nel mondo lavorativo.
I modelli migliori sono sempre quelli che si riescono a creare con la fantasia, l’esperienza, creatività e conoscenza dei fabbisogni e del mercato. In questo credo che l’Italia sia un modello da seguire. Il problema oggi è non perdere competenze per via di un mercato ingessato.
Ci parli di Fapi e come questo Fondo riesce a finanziare i corsi formativi. In quali ambiti industriali operate?
Il Fapi è il fondo che in Italia rappresenta il fabbisogno formativo dei lavoratori delle Piccole e medie imprese, composta da una compagine sociale mista datoriale e sindacale, in piena linea con i concetti espressi dall’introduzione della bilateralità in Italia.
Confapi, CGIL, CISL e UIL sono i soci che attraverso le proprie rappresentanze sul territorio e la composizioni del sistema delle articolazioni del Fondo contribuiscono alla crescita e promozione.
Gli ambiti sui quali orientiamo la nostra offerta formativa sono principalmente quelli legati ai contratti nazionali: metalmeccanico, tessile, chimico plastico etc. ma attraverso forme di avvisi formativi personalizzati siamo in grado di garantire formazione dal generalista al “sartoriale” ,come amo definire, proprio perché l’offerta sul mercato deve essere proposta in maniera da poter assolutamente soddisfare le esigenze sia delle aziende con pochi dipendenti che quelle da dimensioni importanti. Ognuno ha le proprie esigenze in base alle proprie strategie di mercato e di crescita; il nostro compito è quello di intercettare, attraverso le nostre “antenne” sul territorio, le necessità e proporre bandi innovativi che fidelizzino le nostre aziende e svolgano una funzione di attrattore per delle nuove.
Quali sono i risultati raggiunti da Fapi durante la sua Presidenza e quali invece non sono arrivati e perché.
Insieme al Consiglio di Amministrazione abbiamo lavorato per favorire un riquadramento generale del Fondo dopo 10 anni di vita. L’esperienza del passato serve a gettare basi solide per un futuro, che oggi è diverso. Chi non capisce questo, chi non si accorge che il mondo è cambiato, che il modo di fare impresa è cambiato e che oggi la formazione continua rappresenta l’anello di congiunzione tra chi vuole crescere e un mercato sempre più selettivo e professionalizzato è fuori dal mondo. Il nostro compito è quello di sostenere le imprese in questa sfida di selezione naturale, contribuendo a migliorare la qualità dei propri lavoratori, tenendoli al passo con i tempi e le tecnologie.
Per riorganizzare siamo partiti dalle analisi, dai processi di gestione interna, dalla verifica dell’efficienza di una struttura che non può essere ne altamente burocratizzata e neanche lenta nella gestione della lavorazione dei prodotti che offre. Altra necessità soddisfatta è quella della piattaforma di gestione degli avvisi; da febbraio 2016 saremo in grado di proporre un nuovo strumento informatico capace di snellire ulteriormente il lavoro di caricamento, monitoraggio e rendicontazione dei progetti finanziati, sono sicuro che questo piacerà molto alle imprese e agli enti formativi che lavorano con il Fondo. Ma la grande rivoluzione che stiamo facendo gradualmente riguarda proprio la proposta formativa: più vicina alle esigenze delle imprese e dei lavoratori, meno statica e in linea con le azioni che la mia Confederazione di riferimento, la Confapi, sta portando avanti in questi ultimi anni sotto la Presidenza Casasco.
Abbiamo ancora da lavorare sul piano di crescita del Fondo dove abbiamo grandi margini, ma senza le priorità precedentemente elencate una buona azione di marketing territoriale sarebbe stata vanificata dall’assenza di una nuovo modello di approccio al mercato della formazione continua.
Trovandovi a contatto con tante PMI, che idea si è fatto di questo importante tessuto economico italiano?
Che la piccola e media impresa Italiana è viva e va avanti anche senza il supporto della grande impresa che ha preferito in alcuni casi delocalizzare togliendo forniture importanti e quindi fatturato. La capacità di adattamento e il dinamismo con il quale si sta ricollocando sui mercati e sulle linee di produzione è straordinario e ammirevole.
Purtroppo questi sforzi non sempre sono colti dai legislatori nazionali, dal governo e dagli enti intermedi, ma alla fine mi sembra che la nuova cultura italiana d’impresa si stia gradualmente abituando a farne a meno.
C’è un dato che mi preme sottolineare: se le PMI rappresentano oltre il 60% del PIL nazionale e oltre l’80% del tessuto economico perché non si investe di più per agevolarne stabilità e quindi occupazione?
Esiste interesse alla formazione anche dei lavoratori di mezza età?
Assolutamente si, anche se non abbiamo dati per poter valutare in termini di percentuali. Il Fapi ha il compito di recepire esigenze formative e utilizzare le risorse versate per finanziare attraverso i bandi le imprese che versano con il meccanismo dello 0,30 per dipendente al Fondo, quindi la formazione che viene finanziata abbraccia tutti i lavoratori delle aziende, senza distinzione di fascia di età.
Attendiamo in questa seconda parte dell’anno l’applicazione del dispositivo per il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive. Sono state introdotte alcune rilevanti novità, non ultimo la costituzione dell’ANPAL, la nuova Agenzia Nazionale per le Politiche Attive per il Lavoro. Che non stia realmente cambiando qualcosa? Vedremo, intanto al momento sono ancora previsti i tagli strutturali ai Fondi interprofessionali per finanziare la Cassa integrazione in deroga, valore 200 milioni anno tolti proprio alle politiche attive a favore di quelle passive. Questo lo consideriamo un grave errore perché si sottraggono risorse alle aziende virtuose, che stanno sul mercato, che versano regolarmente i contributi dei loro dipendenti e che, a ragione, attendo un ritorno in disponibilità formativa.
Che non stia realmente cambiando qualcosa?
Vedremo, intanto al momento sono ancora previsti i tagli strutturali ai Fondi interprofessionali per finanziare la Cassa integrazione in deroga, valore 200 milioni anno tolti proprio alle politiche attive a favore di quelle passive. Questo lo consideriamo un grave errore perché si sottraggono risorse alle aziende virtuose, che stanno sul mercato, che versano regolarmente i contributi dei loro dipendenti e che, a ragione, attendono un ritorno in disponibilità formativa.

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