Il 29 settembre si è tenuto, presso la sede di Confapi in via del Plebiscito 112 a Roma, il seminario finale del progetto Cre.n.di. Creare nel disagio. Al seminario finale, a cui hanno partecipato tutti i partner, c’era Massimo Bruscaglioni, esperto del self empowerment, i cui principi resi manifesti nei suoi testi sono stati la base da cui è partito il progetto. Il progetto prevedeva il trasferimento di un modello per la creazione di impresa rivolto a persone che, per diversi motivi, erano lontane dal mondo del lavoro e spesso prese in carico e sostenute dai servizi del territorio.
L’esperienza, durata 2 anni, è stata fonte e occasione di confronti, dibattiti e riflessioni sul mondo delle imprese, sulle agevolazioni alla creazione di impresa che ogni paese attua. Modalità di aiuto e approcci alla persona tanto differenti da un paese all’altro. Ci siamo infatti trovati a confrontarci con un paese come la Slovenia in cui la regola base, non scritta, nel mercato del lavoro è quella delle competenze e delle capacità personali.
Lo stato non è interventista e né assistenzialista eppure il sistema funziona ed è efficiente ma l’empowerment è stato apprezzato anche lì. Ha permesso agli operatori, ma soprattutto ai beneficiari di scoprire che, al di là di competenze, la persona può e deve sfruttare le proprie potenzialità per realizzare i propri desideri.
La Romania che invece cerca, anche attraverso le possibilità che attualmente è in grado di esercitare, di aiutare la fascia del disagio a inserirsi nel mondo del lavoro, ha tratto maggiore beneficio dal modello, al punto che sta cercando di “empowerizzare” i propri operatori.
Ma al di là del numero di imprese che i singoli paesi hanno avviato grazie al progetto, le analisi che noi oggi effettuiamo sono relative al numero e alla qualità di processi che Cre.n.di ha attivato.
Dall’aumentata consapevolezza che l’Europa si può costruire solo se esiste realmente uno scambio tra noi e i paesi europei e questo scambio deve essere fattivo, professionale e generativo.
Alla capacità di relazionarsi e convergere verso modelli di sviluppo che prevedono la crescita verso le stesse mete dei paesi più socialmente evoluti.
La creazione di nuove possibilità di crescita individuali e delle organizzazioni. La consapevolezza che, per una gestione di impresa, i canoni da rispettare sono sempre gli stessi ma cambia la normativa e, per gli start up e per rimanere sul mercato, è necessario acquisire e conoscere i regimi normativi del sistema locale.
L’ampliamento dei propri orizzonti culturali e l’abbattimento di luoghi comuni. La maturazione di un’etica non più nazionale ma europea. Il coinvolgimento di decisori politici nei processi di scambio e di crescita, non facile e non frequente.
Cre.n.di. è stato tutto questo ed è giusto che si sia chiuso nella sala delle conferenze di Confapi, la Confederazione delle piccole e medie industrie italiane quasi a voler significare che anche il tessuto imprenditoriale deve impregnarsi della forza dell’empowerment per cambiare rotta.
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