Con l’inizio della fase 2 in molti si chiedono quali siano gli strumenti e le soluzioni più efficaci per la sanificazione degli ambienti lavorativi (e non), e ovviamente si diffondono consigli utili e autorevoli ma anche fake news del tutto fuorvianti.
La parola all’esperto
Di recente, ho notato con preoccupazione un bombardamento mediatico di notizie e siti internet che propongono soluzioni e proposte inerenti l’utilizzo dell’ozono per disinfettare ambienti e arredi, con lo scopo di prevenire ed eradicare la diffusione del Coronavirus responsabile della SARS-Cov-2. Alcuni arrivano persino a definire l’azione di questi apparecchi “sterilizzante”. Faccio presente che non mi riferisco, naturalmente, alle sperimentazioni che stanno partendo in questi giorni in alcuni centri ospedalieri, dopo l’avvenuta autorizzazione dell’Istituto Superiore di Sanità in merito all’impiego dell’Ozono terapia medica di supporto ai trattamenti farmacologici specifici contro la SARS-Cov-2.
La mia preoccupazione è invece rivolta alla leggerezza con cui questi apparecchi, che non hanno nessuna autorizzazione a fregiarsi del termine di disinfettante o sanificante atto all’effettiva eradicazione del Coronavirus responsabile della SARS-Cov-2, vengano classificati come tali. Il termine più consono a questo tipo di apparecchiature, che non possiedono neanche l’autorizzazione quali dispositivi medici, sarebbe igienizzanti, che nulla ha a che fare con la disinfezione. Questo evidentemente è un particolare di estrema importanza, in quanto il messaggio che alcune aziende produttrici stanno diffondendo con martellante veemenza mediatica configura che un ambiente trattato con tali dispositivi possa essere idoneo all’accoglienza e sicuro sotto l’aspetto microbiologico. La presentazione che accompagna tali prodotti ad ignari utilizzatori. è quindi fuorviante.
Infatti l’attuale normativa prevede che “Tutti i prodotti che vantano in etichetta un’azione di disinfezione e sono classificabili come prodotti biocidi e/o Dispositivi Medici debbano essere posti in commercio solo dopo aver ottenuto una specifica autorizzazione alla commercializzazione da parte del Ministero della Salute o della Commissione Europea. Anche i prodotti che riportano l’indicazione del termine “sanitizzante/sanificante” si considerano rientranti nella definizione di prodotti biocidi e pertanto sono sottoposti al relativo regime autorizzativo”. (Come evidenziato nella nota del 20 febbraio 2019, www.salute.gov.it)
In merito ad apparecchiature che vantano azioni disinfettanti e/o sanificanti sempre il Ministero della Salute specifica che: “I dispositivi medici disciplinati dal decreto legislativo n. 46 del 1997 (cioè tutti quelli che non sono né impiantabili attivi, né diagnostici in vitro) sono suddivisi in quattro classi (classe I, II a, II b e III), secondo le regole di classificazione specificate nell’allegato IX dello stesso decreto. I dispositivi di classe I sono quelli che presentano minori rischi sotto il profilo della sicurezza, i dispositivi di classe III sono quelli di maggiore criticità”. (Quanto sopra è consultabile sempre al sito www.salute.gov.it)
In questi ultimi giorni ho purtroppo avuto modo di parlare con molti cittadini ed ex pazienti ricoverati per SARS-Cov-2, con responsabili e titolari di aziende e industrie, oltre che associazioni istituzionali e associazioni di soccorso, i quali hanno acquistato anche a prezzi non certo popolari detti apparecchi, confidando che tali trattamenti potessero eradicare fino al 99,99% di tutti batteri, soprattutto quelli patogeni, ed in particolare il Coronavirus responsabile della SARS-Cov-2.
Tutto questo riferito anche a trattamenti di aree confinate di rilevanti dimensioni, dato che a questi clienti era stata garantita, da parte di chi ha proposto e venduto loro tali apparecchi, un’azione di disinfezione grazie ad una capacità biocida, sanificante e persino sterilizzante. Basta digitare in qualsiasi motore di ricerca internet i termini “Ozono” e “Coronavirus” per vedere comparire pagine e pagine di queste “mirabolanti” soluzioni.
Concludo sottolineando che oltre a quanto esposto in precedenza, è preoccupante la sottostima del rischio di esposizione diretta e indiretta a tali trattamenti: infatti, come evidenzia il sito della European Chemical Agency, il limite di esposizione professionale all’ozono è bassissimo.
Si invita dunque alla assoluta vigilanza, e a cautelare chi effettivamente cerca di attenersi alle normative impartite dal Ministero della Salute e da altri organi competenti a non dover riabilitare ambienti dopo un trattamento igienizzante effettuato con certi apparecchi classificati come di largo consumo, e attenzionare gli organi preposti ad intervenire sull’argomento evidenziato, onde scongiurare nuove ripartenze epidemiologiche.
Infatti l’ozono generato in situ per l’igienizzazione delle superfici comporta dei rischi e delle controindicazioni importanti. Resta inoltre il tema dell’evidenza scientifica, al momento inesistente, dell’attività disinfettante dell’ozono nei confronti del Coronavirus responsabile della SARS-Cov-2.
Marco Ferrari
Marco Ferrari è Operatore Professionale Coordinatore della ASST della Provincia di Lodi. Inoltre èResponsabile del Servizio di Igiene Ospedaliera, e socio fondatore della ANIPIO (Società Scientifica Nazionale degli Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo).
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