Una crisi senza precedenti ha travolto l’intera economia mondiale, provocando enormi difficoltà in quasi tutti i comparti industriali. Per capire come sta reagendo il settore della macchina utensile, abbiamo intervistato in esclusiva il presidente di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE alla vigilia di un’attesissima BI-MU.
di Fabio Chiavieri
Presidente, i dati del secondo trimestre 2020 per i costruttori italiani di macchine utensili parlano chiari. D’altronde tengono conto anche del periodo del lockdown quindi era difficile aspettarsi di meglio. In una nota, tuttavia, lei afferma che attualmente il mercato italiano sta dando segni di risveglio. Ci può dare qualche delucidazione al riguardo?
I mesi che ci siamo lasciati alle spalle sono stati davvero complicati. I primi segni di difficoltà del mercato li avevamo però già rilevati nel 2019, quando la crisi dell’automotive ha cominciato a farsi sentire. Poi è arrivata l’emergenza sanitaria e il lockdown. Un lockdown che in Italia è risultato, rispetto al resto del mondo, più esteso sia in termini temporali che di limitazione all’attività di impresa.
Detto questo già prima dell’estate abbiamo cominciato a vedere alcuni primi segnali di inversione di tendenza. Molti costruttori hanno raccolto nuovi ordini soprattutto sul mercato interno che sembra essere un po’ più vivace rispetto al resto del mondo. Ora occorre capire se questa tendenza sarà confermata – come speriamo – anche dopo la pausa estiva (intervista realizzata il 21 luglio 2020, ndr). D’altra parte, la conferma di BI-MU è un segnale di fiducia che UCIMU vuole dare al mercato non solo italiano e credo che il posizionamento temporale, poco prima della chiusura dell’anno per il quale sono in vigore gli incentivi del piano Transizione 4.0, sia di ulteriore incentivo alla ripresa degli investimenti che sono rimasti completamente fermi nella prima parte dell’anno.
Qual è il suo parere in merito all’impiego del MES da investire nella Sanità italiana? Potrebbe avere delle ripercussioni positive anche per il comparto delle macchine utensili e più in generale dei sistemi produttivi e dell’automazione?
Ciò che ritengo importante è che le risorse che saranno stanziate siano realmente utilizzate per favorire lo sviluppo del paese e il suo ammodernamento. Ammodernamento che non può evidentemente prescindere dall’aggiornamento dei comparti strategici del paese: sanità, scuola e industria manifatturiera.
Proprio ieri (20 luglio 2020) pare che sia stato trovato un accordo per finanziare i paesi dell’UE dopo la crisi indotta dalla pandemia. Parte di questi soldi saranno a fondo perduto, parte a debito. Occorre anche dire che questi soldi saranno disponibili nella seconda parte del 2021, mentre l’Italia ha bisogno subito di risorse da investire per il rilancio del paese. Come presidente di UCIMU quali sono le proposte che avete fatto pervenire al Governo consci di questa necessità?
L’Italia ha necessità immediata di ripartire puntando sul settore pilastro della sua economia vale a dire il manifatturiero. Per fare questo occorre lavorare ad un piano strutturato che stimoli e favorisca la trasformazione dell’industria in chiave 4.0 avviata ma non certo conclusa. Se questa trasformazione, fino a poco tempo fa, era auspicabile, ora è invece diventata scelta obbligata. L’emergenza sanitaria ci ha infatti dimostrato quanto non possa più essere una scelta ma, al contrario, sia un must per il mantenimento della competitività. È un fatto reale che le aziende più strutturate in termini di digitalizzazione abbiano retto meglio i mesi del lockdown e le settimane successive.
Nonostante i dati per ora siano negativi, le previsioni dell’Oxford Economics dicono che nel 2021 il consumo mondiale di macchine utensili aumenterà del 29%. Nel 2023 il giro d’affari del comparto dovrebbe raggiungere addirittura i 70 miliardi. Quanto sono attendibili queste previsioni?
L’istituto econometrico Oxford Economics è tra i più accreditati e autorevoli. Se non credessimo alla serietà delle sue analisi non le utilizzeremmo per le nostre rilevazioni. Detto questo, si sa che qualsiasi analisi previsionale più ci si sposta in là nel tempo più risulta soggetta a modifiche e variazioni. Al di là dei dati relativi al 2023, consideriamo comunque già positivo il fatto che i dati stimino l’avvio della ripresa già nel 2021, anno in cui avremo EMO MILANO 2021, in ottobre a fieramilano.
La crisi legata alla pandemia ha messo in evidenza la forte dipendenza del comparto manifatturiero europeo dalla componentistica proveniente dalla Cina, tant’è che alcune attività hanno dovuto fermare la produzione molto prima che il virus si diffondesse in modo così violento anche in occidente. Che insegnamento ci dà quanto successo? Cambierà il modo di organizzare il magazzino da parte delle imprese? Assisteremo a un’accelerazione del fenomeno del reshoring?
Sicuramente l’emergenza sanitaria obbliga ad un ripensamento dei nostri modelli di business e della struttura delle filiere. Non tutto può essere spostato in Cina o nel Sud Est asiatico e quindi sicuramente avremo fenomeni di reshoring. Ricordiamoci comunque che la crisi dei mesi scorsi ha messo in grande evidenza per esempio la dipendenza della Germania dalla fornitura di componentistica Made in Italy tant’è che le imprese tedesche chiedevano a gran voce alle autorità di governo italiane di allentare il lockdown. Questo per dire che sulla globalizzazione non si può retrocedere: i mercati sono fortemente interconnessi e lo saranno anche in futuro. Si tratterà di riorganizzare, almeno in parte, le catene del valore.
Ucimu sta lavorando all’organizzazione della 32BI-MU. Un appuntamento importante per due motivi: è la prima manifestazione dell’anno per gli operatori del settore; rientra, visto il posizionamento temporale, nelle misure di incentivo previste fino a fine anno dal piano Transizione 4.0. Ci dà un aggiornamento sulla fiera in termini di espositori ma soprattutto di aspettative?
L’edizione di quest’anno, nonostante le particolari condizioni di contesto, presenta una buona adesione da parte degli espositori, un ampio repertorio tecnologico e una positiva aspettativa di partecipazione.
Con 250 espositori, non solo italiani, in rappresentanza delle principali tecnologie di settore di interesse per tutto il mondo della manifattura, la manifestazione risulta evidentemente più raccolta rispetto al solito ma ugualmente interessante anche perché abbiamo attivato una serie di nuove iniziative a corollario dell’esposizione pensate per offrire un’esperienza all’altezza delle aspettative di quanti saranno in fiera
A 32.BI-MU gli operatori dell’industria manifatturiera troveranno un evento ricco di contenuti e capace di rappresentare le principali tendenze in fatto di tecnologia di produzione e di sistemi di automazione, additive manufacturing, robot, automazione, industria 4.0, tecnologie ausiliarie, tecnologie abilitanti, IoT, sistemi di visione, software, soluzioni per la movimentazione industriale e la gestione del magazzino.
Sulla scorta del successo della passata edizione, anche nel 2020, BI-MU abbinerà alla dimensione espositiva quella di approfondimento culturale tematico sviluppato attraverso un programma di convegni su temi specifici ed eventi collaterali che ospiteranno confronti con opinion leader e presentazioni di tecnologie affini anche a cura degli espositori. Questo e molto altro sarà il cuore di BI-MUpiù, l’arena convegni ospitata all’interno di uno dei padiglioni fieristici. Grande novità dell’edizione 2020 della manifestazione sarà poi BI-MUpiùDigital, spazio dimostrativo promosso da Fondazione UCIMU che rappresenterà le potenzialità della fabbrica digitale grazie alla connessione di alcuni macchinari presenti agli stand dei quali sarà possibile rilevare, in remoto, attività svolta e funzionamento. Alla Fabbrica digitale è dedicata anche un’area speciale con otto tra i più rilevanti player del mondo IoT. Infine, abbiamo lavorato molto allo sviluppo della dimensione digitale che si concretizzerà con il progetto BI-MUonline che sveleremo in occasione della manifestazione. Da inizio settembre è disponibile la preregistrazione gratuita sul sito di bimu.it: non mi resta che invitarvi a venire in fiera.

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