Robot “easy to use” e soluzioni robotiche innovative che garantiscono integrazione, intelligenza e sicurezza dei processi industriali.
di Patrizia Ricci
Da molti anni ormai, la robotica industriale è parte integrante delle nostre vite e della realtà quotidiana della produzione manifatturiera. In quest’ultimo ambito, si parla di automazione robotica industriale, a cui tendono le aziende che puntano ad automatizzare parte dei processi aziendali perché consapevoli del fatto che la robotica innalza la produttività, l’operatività, quindi la buona riuscita del prodotto finale. Le aziende percepiscono sempre di più la robotica come una tecnologia innovativa anche perché, una volta che si decide di farne uso, essa si adatta alle esigenze delle singole realtà produttive, potendo scegliere come adattarla al proprio ambiente, quali compiti far svolgere al robot e in quale misura. Grazie a queste tecnologie è possibile gestire la domanda, ottimizzare la produzione, organizzare e controllare da remoto l’intera fabbrica, migliorando così anche la flessibilità e di conseguenza riducendo anche i costi generali. In pratica, l’implementazione di processi robotici automatizzati consente una serie di vantaggi che sicuramente vanno individuati nella produttività, nella coerenza e nell’efficienza e può costituire la soluzione ideale per permettere di accelerare l’innovazione della propria realtà produttiva. L’industria 4.0 sta portando sempre più innovazioni tecnologiche – automazione, robotica e intelligenza artificiale – al centro dei processi produttivi, arricchendo di fatto le competenze delle persone che si trovano a stretto contatto con i nuovi sistemi intelligenti. Quest’ultima constatazione porta a considerare il rapporto tra tecnologia e occupazione, ancora oggi vissuto in maniera fortemente divisiva. Un dibattito le cui origini si perdono nel tempo, ma che oggi, tuttavia, nell’era della quarta rivoluzione industriale non potrebbe essere più attuale perché l’impatto delle tecnologie avanzate sui sistemi di produzione è sempre maggiore, anche a seguito dell’accelerazione data dalla pandemia. Uno studio del Word Economic Forum del 2018, poneva già in evidenza come nel 2025 la metà dei lavori attuali sarà svolta da robot, con una perdita di 75 milioni di posti di lavoro e che, nello stesso tempo, proprio grazie all’automazione e robotizzazione dei posti eliminati, sempre nel 2025, si creeranno 133 milioni di posti di lavoro con mansioni diverse e più qualificate. Secondo questo studio, “per far sì che tutto questo avvenga sarà necessario che Stati, aziende, territori, attori politici e sociali comprenderanno che sempre una nuova cultura d’anticipo delle grandi trasformazioni”. In realtà, come evidenziano anche le aziende del settore della robotica coinvolte in questo dossier, sembra proprio che in Italia la “cultura” invocata dal Word Economic Forum ci sia già e sia anche profondamente radicata. Un recente studio “Stop worrying and love the robot: An activity-based approach to assess the impact of robotization on employment dynamics” – realizzato dai ricercatori dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP), dell’Università di Trento e dell’Istituto di Statistica della Provincia di Trento (ISPAT) – sembra confermare l’effetto previsto nel 2018 dal Word Economic Forum. Lo studio infatti, ha analizzato l’effetto della robotica sull’occupazione, distinguendo tra attività complementari ai robot e quelle dove il lavoratore rischierebbe di essere sostituito da esse, evidenziando come proprio le categorie potenzialmente esposte al rischio non abbiano risentito dell’introduzione dei robot, mentre il numero dei posti di lavoro destinati agli addetti dei robot siano aumentati del 50% in poco meno di dieci anni, soprattutto in quelle aree che hanno utilizzato i robot industriali, giungendo alla conclusione che l’adozione della robotica nelle aziende italiane nel periodo 2011-2018 non abbia portato a un aumento della disoccupazione, ma anzi ad effetto opposto, anche se in misura ridotta: ad un aumento dell’1% nell’utilizzo della robotica, ha corrisposto un aumento dello 0,29% nella quota locale di operatori dei robot. In pratica, in base al fenomeno detto “reinstatement effect”, più si investe nella robotica, più cresce il numero dei lavoratori che svolgono attività complementari. Tuttavia, “per beneficiare di questo effetto”, secondo Domenico Appendino, presidente di Siri, “occorre fornire alla forza lavoro le competenze necessarie a svolgere queste mansioni e queste professioni più specializzate”. Quello che è ormai certo, soprattutto alla luce dei cambiamenti che interesseranno la forza lavoro nei prossimi anni, è che le aziende manifatturiere Italiane non possano più fare a meno dell’automazione. Una conferma viene anche da una recente analisi di Google Cloud, in base alla quale il 71% delle aziende manifatturiere (dato globale) ha fatto ricorso durante la pandemia a tecnologie disruptive, come l’intelligenza artificiale. Percentuale che sale all’81% nel caso delle aziende manifatturiere italiane. Secondo i dati ufficiali dell’International Federation of Robotics relativi al 2020, nonostante il forte impatto avuto dal Covid-19, nella robotica l’Italia si conferma al sesto posto come utilizzatore mondiale di robot industriali, con 74.400 unità installate, secondo paese in Europa dopo la Germania, e in crescita (+13%) nelle vendite di robot, con 11.100 unità installate. Il mercato non è rimasto immune agli effetti della pandemia. Dopo un triennio di crescita a doppia cifra, i dati dell’Associazione Italiana di Robotica Industriale relativi al 2020, hanno evidenziato infatti un calo dei consumi del 14,2% (inferiore quindi rispetto a quello registrato da altri settori), a cui si è accompagnata una flessione del 20,1% nella produzione.
I vantaggi della robotica
Il concetto di robot è stato sviluppato prendendo l’uomo come esempio per replicarne e, dove possibile, amplificarne capacità e possibilità e, soprattutto, per sollevarlo dai compiti più gravosi, faticosi e pericolosi. Le applicazioni robotizzate offrono numerosi vantaggi alle aziende, a partire dall’azzeramento della possibilità di errore, grazie ai movimenti esatti che la macchina è in grado di svolgere in virtù della programmazione. L’automatizzazione inoltre rende le applicazioni molto più sicure, in quanto evita l’esposizione dell’operatore al rischio. Grazie all’automazione industriale robotica, inoltre, ci si assicura quella continuità produttiva che un operatore umano non può garantire. Anche da un punto di vista economico, il robot offre un vantaggio, in quanto il ritorno sull’investimento è quasi immediato. Puntare su queste tecnologie offre alle aziende numerosi vantaggi. Negli ultimi anni, nel mercato è cresciuta esponenzialmente la domanda di soluzioni di automazione e dei robot mobili, grazie alla scelta delle aziende di integrare questi robot per strategie generali di automatizzazioni dei flussi logistici e del magazzino. Gli AMR hanno sviluppato infatti una tecnologia che consente loro di essere impiegati in una gamma di funzioni molto più ampia rispetto al passato, migliorando i costi e l’efficienza della gestione dei prodotti così come la qualità della vita della forza lavoro. È in grande crescita anche il mondo della robotica collaborativa, rappresentata dai cobot (COllaborative roBOT) che possono lavorare completamente a fianco degli operatori in condizioni di sicurezza e senza necessità di recinzioni perimetrali. Le soluzioni presentate all’interno di questo dossier potranno tuttavia meglio evidenziare ed illustrare quali vantaggi in termini di competitività e di valorizzazione del lavoro degli operatori possano essere perseguibili con l’adozione di applicazioni robotizzate.
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Ingegnere civile e PhD in Meccanica delle Strutture, ha svolto attività di ricerca nel campo della Meccanica della Frattura presso l’Università di Bologna e l’Imperial College di Londra. Appassionata di tecnologia e meccanica, con circa 15 anni di esperienza come redattrice e responsabile di redazione di riviste tecniche, da alcuni anni collabora con le riviste di Quine Business Publisher del settore Industry e Building, come autrice di articoli e approfondimenti tecnici.