Tutte le interviste presenti in questo servizio sono state realizzate prima del 4 maggio 2020, data coincidente con la cosiddetta “fase 2” dell’emergenza Covid-19
Daniele Bologna – Hermle Italia

Direttore operativo
Hermle è un costruttore mondiale di centri di lavoro noti per la loro elevatissima qualità e precisione. Daniele Bologna, da aprile nuovo Direttore operativo della filiale italiana, ha iniziato la sua nuova avventura dovendo gestire una situazione difficile quanto inaspettata. Non sufficiente comunque per demoralizzare il nostro interlocutore che, viceversa, ha adottato misure intelligenti e saputo traghettare al meglio l’azienda verso la cosiddetta fase 2.
«Ho iniziato il nuovo anno con una sfida nella sfida. Quando è stato chiaro in quale direzione si stava andando, con i vari decreti emessi dal governo, ci siamo immediatamente organizzati in smart working per poter gestire al meglio le attività. All’atto pratico abbiamo preparato in tempi molto rapidi una serie di laptop con software di videoconferenza proprietario, con la possibilità di accedere in remoto ai server aziendali. Personalmente, ho deciso con due settimane di anticipo, rispetto alle decisioni governative che hanno imposto il lock-down, di fermare gli interventi di assistenza in situ, organizzandoci con la teleassistenza. Inoltre, nei momenti più bui di assoluta calma piatta, abbiamo sfruttato il tempo per organizzare ogni giorno corsi online di formazione mirati per nostri tecnici. Il passo successivo è stato quello di organizzare webinar di approfondimento su nostri software proprietari per i nostri clienti».
Il blocco totale di un paese sta già impattando molto negativamente su molti settori con conseguenze economiche in taluni casi disastrosi.
«Nonostante tutto Hermle arriva da un anno buono e ha iniziato altrettanto bene anche il 2020 con un portafoglio ordini di tutto rispetto e, anche durante questi primi due mesi di chiusura forzata, ci sono pervenute richieste di informazioni e offerte, anche perché ci sono aziende che non si sono mai fermate operando nei settori del packaging, alimentare, medicale e aeronautico. Nelle ultime due settimane anche noi abbiamo ripreso a lavorare in deroga e a fare assistenza tecnica presso le aziende sempre rispettando le indicazioni di sicurezza, mentre dal 4 maggio potremo a tutti gli effetti riaprire l’attività sebbene, ove possibile, continueremo con lo smart working. Questo mi rende più ottimista per il futuro, ma sempre conscio che stiamo vivendo una situazione davvero anomala che sta evidenziando una grossa carenza di liquidità da parte delle imprese.
Se vogliamo trovare un altro motivo di ottimismo, lo possiamo ricercare nel fatto che molte aziende, soprattutto automobilistiche ma non solo, che hanno puntato quasi esclusivamente sui produttori cinesi per la fornitura di componentistica, con il primo blocco della Cina si sono ritrovate senza più scorte a magazzino. La speranza è che ci possa essere una sorta di reshoring di alcune attività produttive anche in Italia basata sull’esperienza negativa che stiamo vivendo».
Il distanziamento sociale è diventato un argomento attualissimo non solo nella vita di tutti i giorni ma anche in ambito lavorativo. Quali ripercussioni può avere questo nuovo modo di rapportarsi tra le persone sul modo di concepire e accettare l’automazione all’interno delle aziende?
«Automatizzare significa aumentare l’efficienza produttiva, ma questo lo si è già visto negli ultimi anni. Dopo quanto successo l’impiego di automazione diverrà ancora più massiccio perché con poco personale puoi gestire produzioni molto importanti. Alcuni nostri clienti che non hanno mai chiuso, in particolare nel settore del packaging, hanno dovuto fermare parte delle macchine in alcuni reparti poco automatizzati per consentire il distanziamento corretto tra gli operatori».
Tra i clienti Hermle ci sono notoriamente anche i costruttori di stampi, per cui chiediamo a Daniele Bologna di darci un quadro su ciò che sta accadendo in questo settore.
«Gli stampisti legati al settore Automotive stavano già soffrendo per la crisi del settore auto in Germania precedente al Coronavirus. Questa situazione ha acuito ulteriormente le difficoltà. Coloro che invece sono maggiormente legati alle filiere di altri comparti industriali, quali appunto Alimentare, Farmaceutico, Medicale ecc. stanno certamente andando meglio».
Parlare di strategie per il futuro con Daniele Bologna, fresco di nuovo incarico, è quantomai azzeccato.
«Ci sono alcuni obiettivi prioritari: consolidare l’immagine di Hermle – anche con una presenza più strutturata e continuativa sui social – e incrementare l’inserimento dell’azienda sul mercato italiano, in particolare in alcune zone con un elevato potenziale finora non adeguatamente sfruttato. Ciò comporterà anche un aumento dell’organico aziendale».
Stefano Simonato – Procam

Managing Director
Procam è distributore nazionale di soluzioni software CAD/CAM/Cae per l’industria meccanica appartenente al gruppo Hexagon Manufacturing Intelligence.
«La nostra azienda vive di rapporti umani con i clienti e in questo momento storico viene quindi a mancare il tessuto base della nostra attività che sicuramente è sempre stato fondamentale. Ovviamente ci stiamo adattando al cambiamento grazie alla possibilità di connettersi da remoto. La mancanza del contatto umano mi pesa particolarmente sia in ambito lavorativo che personale» dice Stefano Simonato.
Oltre a questi aspetti, comunque importanti, è innegabile che le ripercussioni economiche a livello globale non saranno di poco conto, per cui chiediamo al managing director di Procam quali sono le sue sensazioni.
«Abbiamo iniziato il 2020 in maniera molto positiva anche oltre le aspettative, tant’è che il primo trimestre si è concluso con un +6% rispetto allo scorso anno. A partire da aprile ci aspettiamo purtroppo un calo importante causato proprio da quel contatto diretto con i nuovi clienti. Il mio augurio è che vista la situazione di difficoltà molto diffusa, lo Stato intervenga rapidamente per aiutare le imprese meno strutturate a resistere nei prossimi mesi che saranno quelli più difficili».
Un aiuto all’economia attraverso l’erogazione di denaro liquido a imprese e famiglie fungerebbe anche da volano alla riapertura delle attività come spiega anche Stefano Simonato.
«Nei prossimi mesi le aperture saranno scaglionate e all’interno delle aziende si lavorerà su turni differenti per evitare l’assembramento di troppo personale. Fatta questa debita premessa, il quesito da porsi è cosa e per chi andremo a produrre? Per questo è fondamentale che il mercato venga sostenuto in tutti i modi. Detto questo penso che già nell’ultimo trimestre di quest’anno e nei primi mesi del 2021 si dovrebbe vedere una certa ripresa a livello globale. Per quanto ci riguarda devo invece dire che questi momenti sono comunque importanti perché le aziende produttive spinte dal ritmo della produzione che c’era finito a qualche tempo fa hanno sempre poco tempo per pianificare il livello tecnologico dell’azienda. Diverse realtà ci contattano proprio in questi giorni per avere informazioni e anche i nostri webinar non sono mai stati così frequentati. Avevamo anche pronto il lancio di un nuovo prodotto per il mercato italiano, chiamato Fasys, destinato alla gestione della tool-room aziendale quini per gestire l’asset utensili nelle aziende produttive».
Software di gestione della produzione e automazione vanno di pari passo nell’ottica di rendere sempre più efficienti i processi produttivi. Un binomio destinato a crescere in futuro stante l’esperienza che stiamo vivendo?
«Automatizzare sarà sempre più importante. Con i nostri prodotti integrati gestiamo la linea produttiva dal preventivo al controllo della produzione, alla spedizione del materiale finale, dando a tutti gli effetti una soluzione smart factory ai nostri clienti».
Roberto Rivetti – Renishaw

Amministratore delegato
Renishaw è un’azienda che opera in tutto il mondo, con competenze chiave nella misura, nel controllo del movimento, nel settore medicale, nella spettroscopia e nella produzione.
Se dal punto di vista professionale per Roberto Rivetti non è cambiato molto, abituato a lavorare a distanza, dal punto di vista umano patisce le restrizioni alla libertà personale.
«Più che altro nel fine settimana mancano quei momenti di svago, come una corsa piuttosto che una cena tra amici, ma d’altronde la situazione è ben più drammatica di quello che si può pensare soprattutto se non si è coinvolti direttamente. Per noi latini, inoltre, la mancanza di contatto fisico ci sta penalizzando moltissimo più a livello psicologico che effettivo. Il blocco per Renishaw è durato solo quindici giorni perché con il Decreto del 13 aprile siamo rientrati nei codici Ateco che potevano riprendere l’attività, per cui abbiamo riaperto con un numero minimo di personale in ufficio mentre tutto il resto continua in smart working. Buona parte dei nostri clienti, soprattutto quelli dell’Automotive, sono ancora chiusi creandoci una contrazione importante ma soprattutto ci porta a pensare che ciò che è perso difficilmente verrà recuperato. Ciononostante, il nostro anno fiscale chiude a giugno e potrà quindi godere dei primi nove mesi di lavoro che sono andati piuttosto bene».
A differenza delle precedenti crisi economiche che si sono succedute, ora stiamo assistendo a una chiusura totale di tutte le attività ciò significa che la maggior parte delle persone che avevano un reddito potrebbero non averlo più alla riapertura con ripercussioni pesantissime sui consumi.
«Ritengo fondamentale un’iniezione di liquidità abbinata alla possibilità di poter contare su persone competenti in grado di aiutare soprattutto in piccoli esercenti, non abituati a gestire il denaro in maniera imprenditoriale, a investire correttamente il denaro per riprendersi più velocemente».
La speranza quindi è riversata tutta sul prossimo anno dove, per molti, si potrebbe verificare un rimbalzo positivo.
«Lo penso anche io ma non sarà così rapido. Ci sarà una crescita importante ma distribuita su un periodo molto più lungo, ma tutto dipenderà da come verremo aiutati non solo da un punto di vista finanziario, ma anche attraverso un indirizzo comune per compiere determinate scelte».
Chiediamo a Roberto Rivetti in che modo stanno seguendo i propri clienti in questa situazione di emergenza.
«Abbiamo messo in pista molte iniziative. Innanzitutto, dove strettamente necessario, continuiamo a garantire l’assistenza sul territorio, fermo restando che oltre al livello di efficienza dobbiamo lavorare in assoluta sicurezza. Parallelamente continuiamo a svolgere un’assistenza prettamente consulenziale aiutando i clienti a capire come migliorare i loro processi. In questo periodo devo dire che le persone, avendo più tempo disponibile, sono anche più attente rispetto al passato».
Quale sarà lo scenario per Ranishaw appena si potrà ripartire?
«Eravamo già in una fase di transizione prima di questa situazione che comunque ha anche un aspetto positivo: un maggior utilizzo della tecnologia. Il nostro marchio “apply innovation” indica che siamo sempre più propensi a favorire l’innovazione in ogni ambito e quindi, a maggior ragione, abbiamo ripensato tutte le strategie in funzione del fatto che c’è stata un’ulteriore spinta tecnologica. E tutti i nostri prodotti sono in linea con questa necessità. Un balzo in avanti lo farà anche l’automazione, l’unico mezzo che oggi ci permette di continuare a produrre mantenendo il distanziamento sociale rispettando anche i criteri di velocità e qualità del pezzo che esce dalle linee produttive».
Lara Cecchi – Servopresse
Marketing manager

Servopresse progetta e produce dal 1970 sistemi per la lavorazione di lamiera da coil per presse, cesoie e macchine laser.
Lara Cecchi (nella foto insieme al fratello Dario) abile manager dell’azienda, ma soprattutto madre di famiglia, valuta la situazione mettendo al primo posto la salute davanti a ogni cosa.
«In questo momento non c’è certezza su nulla, a cominciare dal contesto sanitario oltre che economico. D’altronde stiamo facendo il callo a cambiamenti epocali dettati da eventi inaspettati. Anche in questo caso andremo sicuramente avanti dovendo modificare il nostro stile di vita. Da imprenditrice sono ovviamente molto preoccupata perché nonostante il lavoro non manchi, rimarrà un problema di liquidità delle imprese a cui il Governo deve cercare di porre rimedio anche solo bloccando per un certo lasso di tempo il pagamento di IVA e imposte».
Servopresse lavora molto per il settore Automotive che è praticamente fermo in ogni parte del mondo.
«In questo momento non abbiamo nemmeno molte richieste di assistenza tecnica e anche quel poco lo possiamo tranquillamente fare in smart working. In ogni modo sono convinta che, perlomeno nel 2021, possiamo attenderci una ripresa decisa anche se graduale, con il presupposto che in questa fase di difficoltà lo Stato aiuti a mantenere viva l’economa. Noi italiani peraltro abbiamo una grande forza di volontà fondamentale per riprendersi da momenti difficili come questo.
Vi sono settori che meno di altri stanno soffrendo il lockdown. Per esempio, Servopresse ha chiuso, proprio in questi giorni, un ordine con un cliente che lavora nella distribuzione del gas e che ci terrà impegnati almeno fino a novembre».

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