La crescente sensibilità verso i temi ambientali sta portando legislatori, enti normativi e soggetti privati a sostenere lo sviluppo di prodotti e beni sostenibili. L’edilizia non fa eccezione a questa tendenza: bioedilizia, edilizia sostenibile, ecodesign sono solo alcuni termini che sempre più spesso descrivono approcci progettuali nell’edilizia.
L’interesse verso questa nuova forma di costruzione investe ovviamente anche i materiali con cui abitualmente si realizzano le strutture.
Tra i diversi tipi di materiali utilizzati nell’edilizia, le materie plastiche sono applicate per realizzare tubature, canaline, guaine protettive, pannelli, telai delle finestre, vernici funzionali (e.g. anti incendio) e decorative, elementi per esterno (e.g. tapparelle), etc.
I polimeri utilizzati sono solitamente polimeri di sintesi derivati dal petrolio, non biodegradabili: ad esempio il polivinilcloruro (PVC) è un polimero molto diffuso nell’edilizia. Oggi molti centri di ricerca, privati e pubblici, lavorano in tutto il mondo per sviluppare biopolimeri in grado di sostituire i materiali polimerici derivati dal petrolio attualmente in uso nell’edilizia. E’ bene sottolineare che il termine bio-polimero identifica materiali polimerici ricavati da fonti rinnovabili, esso non implica la biodegradabilità. Un biopolimero non è necessariamente biodegradabile, anche se alcuni prodotti commerciali basati su biopolimeri sono anche biodegradabili in compostaggio, i.e. PLA .
I polimeri di sintesi sono al momento leader incontrastati nel mercato dell’edilizia in virtù del costo relativamente ridotto abbinato alle caratteristiche funzionali quali lavorabilità, durata, proprietà meccaniche e chimiche.
I biopolimeri attualmente disponibili sul mercato difettano ancora di quella combinazione di proprietà e costi indispensabili per il loro utilizzo nel settore delle costruzioni. In altre parole, risulta ancora insostenibile, sia tecnologicamente che economicamente, sostituire materiali quali il PVC ed altri con biopolimeri che difettano ancora di prestazioni, durabilità e costo.
I biopolimeri trovano invece applicazioni in una serie di settori ove le proprietà chimico-fisiche e i costi risultano compatibili con il mercato di riferimento: biopolimeri biogradabili sono utilizzati per realizzare buste e sacchi compostabili, teloni biodegradabili per l’agricoltura, contenitori per alimenti, posate, etc. (es. www.natureworksllc.com, www.novamont.com).
In ambito edilizio è già possibile usare biopolimeri per elementi di arredo, quali, ad esempio, tessuti, pannellature, etc., ma i biopolimeri sono prevalentemente proposti per prodotti di largo consumo, in applicazioni non strutturali.
Oltre alle applicazioni su menzionate i biopolimeri trovano applicazione come additivi nella preparazione del calcestruzzo, intonaci, gesso, malta, etc. In tale forma i biopolimeri hanno diverse funzioni: migliorano le proprietà di scorrimento facilitandone la posa, rallentano l’indurimento del gesso, aumentano l’idrofilicità, facilitano la miscelazione, etc. Per queste applicazioni si consumano migliaia di tonnellate anno (per esempio i ligninsolfonati additi vati al calcestruzzo) di biopolimeri.
Si dovrà però attendere ancora prima di avere a disposizione biopolimeri che, a prezzi competitivi rispetto ai polimeri di sintesi oggi largamente diffusi, possano essere usati per realizzare, ad esempio, tubature sanitarie, telai delle finestre, tapparelle, etc.
Per approfondimenti: http://www.wiley-vch.de/books/biopoly/index.html
Andrea Castrovinci
ICIMSI

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