Il nostro corpo è composto per più della metà da acqua.
Il pianeta ne è in gran parte ricoperto.
Eppure il programma di valutazione delle Risorse Idriche Mondiali delle Nazioni Unite – WWAP – parla di “crisi dell’acqua”.
Questa ricchezza che ad oggi per noi rappresenta un bene in abbondanza, per oltre 1,1 miliardi di persone non è accessibile.
Nella prospettiva di una crescita della popolazione mondiale e di evidenti segnali di riscaldamento globale che non porteranno certo ad una crescita di questo bene primario, il futuro prossimo sarà segnato da pericoli causati da tensioni dovute a questa necessaria ricchezza.
L’acqua è oggi una componente fondamentale sia dell’agricoltura, che dell’energia, del trasporto, del commercio, della finanza, e della sicurezza politica e sociale.
Per le imprese rappresenta una materia prima.
La scarsità o l’inquinamento della stessa ha quindi un impatto importante sulla produzione, sullo sviluppo economico, locale e globale.
Ma come si può migliorare la situazione?
Innanzitutto una soluzione è il risparmio.
Oggi si insegna ai bambini a chiudere il rubinetto quando ci si lava i denti.
È un primo passo che deve fare da esempio a tutti i settori che utilizzano questo bene primario.
Ma non può bastare.
La tutela delle risorse idriche deve diventare di fondamentale importanza per tutti i Paesi.
Bisogna investire per sviluppare nuove tecnologie che portino a dimezzarne i consumi, aumentare e migliorare i finanziamenti, assicurare il controllo e la valutazione delle risorse.
Bisogna aumentare la sensibilizzazione ai problemi dell’acqua.
Da sempre la ricchezza primaria per i popoli è stato il cosiddetto oro nero, forse oggi bisogna cominciare a pensare che c’è una nuova ricchezza di maggiore valore: l’acqua.
Cristina Gualdoni
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