Cittadini, lavoratori, pensionati, studenti, aziende pubbliche e private, associazioni di categoria, ordini professionali, banche e istituzioni … nessuno può sentirsi escluso dalla precarietà del presente e dall’incertezza del futuro per questa crisi economica che appare senza fine.
Paiono del tutto inutili i paragoni con il passato: il mondo e l’economia globalizzata è di oggi e non ci sono esempi da seguire o ricette già sperimentate che si pos- sono adattare al nostro tempo.
Guido Rossi, in un recente editoriale su un quotidiano nazionale, ha richiamato una battuta molto in voga tra gli economisti: la recessione c’è quando il tuo vicino di casa perde il lavoro; la depressione… quando sei tu stesso a perderlo!
Ecco, è proprio questa sensazione di incertezza per il futuro, questa mancanza di modelli di riferimento rassicuranti che ci fa sentire depressi e incapaci di vedere la luce in fondo al tunnel.
Si parla di crisi sistemica, di crisi di modello, un modello che ha indubbiamente garantito nell’ultimo secolo crescita e benessere e che appariva a molti invincibile, ma forse non è così.
Abbiamo voluto dedicare la copertina di questa ultima edizione 2011 al tema della crescita ponendo provocatoriamente la domanda crescita infinita o decrescita (felice)?
Esiste un concetto diverso di crescita da quello considerato sino ad oggi? Cosa significa decrescita felice?
In questo numero ospitiamo alcuni autorevoli interventi sul tema, tra cui quello di Maurizio Pallante, esponente di primo piano del cosiddetto Movimento per la Decrescita Felice, augurandoci di stimolare riflessioni e considerazioni per un dibattito aperto, libero da pregiudizi ideologici, su una questione che, come detto sopra, coinvolge tutti, perché condiziona il nostro futuro, il nostro modo di produrre, di lavorare, di consumare e di utilizzare le risorse energetiche (anch’esse non infinite!) in maniera più razionale, equa e responsabile, modificando quindi il nostro stesso modo di vivere.
Marco Tenaglia
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