Un impianto fotovoltaico al posto del tetto in eternit: un grattacapo che si trasforma in un vantaggio o, se preferite, un problema serio che diventa un guadagno.
Grazie anche all’intensa campagna “Eternit free” di Legambiente, alla quale stanno aderendo le provincie italiane più sensibili, molti piccoli imprenditori hanno scoperto che è decisamente conveniente “pagarsi la bonifica dell’amianto” con la realizzazione di un impianto fotovoltaico, oppure beneficiare gratuitamente della bonifica del proprio capannone, cedendo a investitori terzi i diritti di superficie della copertura.
Quando, nel 1902, l’austriaco Ludwig Hatschek brevettò il cemento-amianto, certamente nessuno poteva sospettare che in pochissimi anni esso sarebbe divenuto uno dei materiali più utilizzati nel mondo intero. Con “il senno di poi” oggi sappiamo anche che purtroppo questa non sarebbe stata l’unica sorpresa, per i problemi ambientali gravissimi che la diffusione dell’eternit si portò appresso.
Con la legge 257 del 1992, lo Stato Italiano ha vietato il commercio e la produzione di eternit ed ha intrapreso un’opera di bonifica del territorio. Sin dall’inizio si è però capito che si tratterà di uno sforzo titanico, soprattutto in senso economico, sia per le amministrazioni pubbliche che, soprattutto, per i piccoli imprenditori.
Come spesso accade quando si scelgono percorsi virtuosi, una “bella” soluzione è arrivata dal lavoro impostato su un altro fronte: il rispetto nel 2020 dei parametri di Kyoto. Chi adotterà impianti fotovoltaici per sostituire le coperture in eternit non solo contribuirà a ridurre i consumi energetici e le emissioni di CO2 ma eliminerà contemporaneamente la doppia spada di Damocle dei pericoli dell’amianto per la salute e del pesante “costo improduttivo” che prima o ogni proprietario di un tetto in eternit sarà comunque obbligato ad affrontare.
Più che mai vale, però, il noto proverbio americano per cui gli early birds, gli uccelli mattinieri, troveranno i bocconi migliori. Anche dopo i “ritocchi” del Dlgs 28/2011, i vantaggi economici dell’investimento restano infatti significativi, ma è evidente che il tempo progressivamente ridurrà gli incentivi del “Conto Energia” e con essi, nonostante sia prevedibile una cospicua riduzione del costo degli impianti, anche la redditività.
Gli eventi degli ultimi mesi non hanno certo contribuito a dare certezze agli imprenditori, per cui sarà opportuno un breve riassunto di quanto è accaduto.
Alla repentina “sospensione al buio” del precedente Conto Energia (marzo 2011) sono seguite settimane di intenso dibattito tra Governo, associazioni imprenditoriali e ambientalisti sul decreto, ribattezzato “quarto Conto Energia”, mentre l’intero settore era completamente bloccato in attesa di decisioni.
Il 3 maggio è stato finalmente raggiunto un compromesso che prevede, per gli impianti definiti “piccoli” (cioè quelli fino a 1 MW se installati su edifici e fino 200 kW se a terra):
– incentivi solo leggermente ridotti rispetto al decreto precedente;
– graduale diminuzione degli incentivi con il tempo;
– un premio del 10% per chi installa pannelli fotovoltaici europei;
– un premio di 5 € cent/kWh per la rimozione dell’amianto;
– il riconoscimento di un indennizzo nel caso di perdita del diritto a una determinata tariffa incentivante causata dal mancato rispetto, da parte del gestore di rete, dei termini di tempo previsti.
Va detto che il decreto ha provocato una notevole contrarietà in molte aziende che avevano investito sulla base di un regime tariffario ufficializzato a inizio 2011 con previsione di durata triennale, che si sono trovate, a due mesi di distanza dall’entrata in vigore, a veder disconosciuti quegli stessi impegni già a partire dal 1° giugno.
Non possiamo che concordare sul fatto che, nella circostanza specifica, i ministri interessati non abbiano certo fornito un’immagine di coerenza e chiarezza di idee.
Guardiamo però al bicchiere “mezzo pieno”, soprattutto per le PMI.
L’incentivo previsto per la bonifica dell’eternit è stato sensibilmente aumentato rispetto ai valori precedenti: decidere oggi di sostituire l’eternit con un impianto fotovoltaico è molto più conveniente che in passato.
Facciamo un esempio: un impianto da 1.000 kW “su edificio” che sia stato allacciato entro aprile 2011 (quindi con i benefici del “Conto Energia” precedente) per 20 anni percepirà dal Gestore un incentivo di € 0,355 per kWh prodotto, più il 10% per la bonifica (cioè € 0,035) arrivando così a un totale di € 0,390 per kWh.
Il medesimo impianto, allacciato oggi, per la sola bonifica dell’amianto riceverebbe in incentivo di € 0,05 per kWh prodotto, cioè il 42% in più rispetto al vecchio € 0,035.
Considerando i tipici rendimenti della tecnologia attuale, se l’impianto del nostro esempio si trovasse in Italia settentrionale, in vent’anni produrrebbe oltre 20.000.000 di kWh, ricavando per il solo incentivo derivante dalla bonifica circa un milione di Euro.
Se a questo punto consideriamo che per installare 1.000 kW su una copertura occorre una superficie di circa 8.000 m2, il costo di bonifica e di rifacimento “allo stato dell’arte” di un tetto di questa ampiezza è stimabile in circa 350.000 €.
In sostanza, con il fotovoltaico il proprietario del capannone che dovesse bonificare 8.000 m2 di eternit, invece di spendere 350.000 Euro senza alcun beneficio economico ricaverebbe, oltre all’eliminazione dei pericoli per la salute, un “bonus” di 650.000 Euro (grazie al milione ottenuto).
Ovviamente non è tutto: considerando anche gli “incentivi base” e il ricavato della vendita dell’energia prodotta, il totale dei ricavi in 20 anni sarebbe nell’intorno di 9 milioni di Euro, a fronte di un costo di acquisto dell’impianto di poco più di 3 milioni.
Queste cifre spiegano anche il grande interesse che oggi si registra da parte di vari investitori, sia privati che istituzionali, ad acquisire i “diritti di superficie” della copertura del capannone, cioè ad affittare per 20 anni il tetto, pagandone il canone al proprietario con unica rata anticipata, per installarvi l’impianto e usufruire dei ricavi che ne derivano.
È un mercato vivacissimo, nel quale i valori stanno variando di settimana in settimana (la regola degli “early birds” è sempre valida!). Per avere un ordine di grandezza indicativo, diremo che in presenza di amianto da bonificare senza particolari difficoltà, l’investitore accetta in genere di assumersi il costo del rifacimento in cambio dei diritti di superficie.
In poche parole il proprietario, cedendo i diritti di superficie, ottiene gratuitamente la bonifica dell’eternit e il rifacimento completo del tetto con materiali e tecniche “allo stato dell’arte”.
È ormai chiaro per molti, così come da tempo già era in Germania, che un impianto fotovoltaico costituisce oggi uno dei migliori “investimenti a reddito” possibili, con rendimenti di gran lunga superiori a qualsiasi altra forma obbligazionaria.
In fondo, a ben guardare, è stato proprio un interesse “esageratamente vivace” per grandi parchi fotovoltaici a terra da parte di gruppi imprenditoriali stranieri a obbligare il Governo a un ripensamento delle regole, per evitare che gran parte degli incentivi se ne andassero fuori dalle frontiere o, comunque, finissero in poche mani.
Con un grande beneficio ambientale per il Paese in ogni caso, ma certamente chiudendo la strada a un grande potenziale di microgenerazione diffusa e a un gran numero di piccoli investitori virtuosi ben presenti in Italia.
Flavio Gualdoni
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1 commento
Anch’io ho sfruttato le competenze dei tenici di un’azienda di Rovigo (Irsol) per rimuovere l’eternit dal tetto della mia azienda.
Con questo servizio di smaltimento dell’eternit sono riuscito a sanare il mio stabilimento rendendo redditizia l’operazione sfruttando gli incentivi statali.