La crisi, come affermava Antonio Gramsci nei Quaderni, è “il tempo dell’interregno in cui il vecchio sta morendo, ma il nuovo non è ancora nato”.
Se invenzione ed innovazione possono trovare nell’inventività una vera sintesi dialettica, questo può accadere perché l’inventività permette di coniugare nel quotidiano di ognuno di noi, più razionalità e più benessere, grazie alla loro completa declinazione ed integrazione.
Infatti la ricerca che consente l’invenzione, ha costi e rischi elevati che coinvolgono organizzazioni complesse e dedicate e l’innovazione poi, sia che operi per incrementalità che per inerzialità, richiede un circuito strutturato di crescita economica elevata e sviluppo tecnologico continuo, legato al ciclo di vita dei prodotti che sono allineati ai modelli di consumo del periodo.
Però anche se è miope non investire nella ricerca scientifica di base per remore economiche o etiche e quindi privarsi dei “salti di conoscenza” conseguenti, occorre rendersi consapevoli delle risorse delle quali si dispone ed integrarla con la ricerca applicata che individua, con le nuove tecnologie, prodotti alternativi e con l’innovazione può ridurre i costi di processo o sviluppare nuove soluzioni di mercato per accrescere i ricavi.
Ogni giorno tutti coloro che sono coinvolti nelle logiche economiche, sottolineano la rilevanza che riveste l’innovazione di prodotto per il successo competitivo delle imprese; purtroppo però sono ancora troppe quelle che non hanno ancora definito una significativa capacità di individuare, analizzare e sfruttare le opportunità, anche in tempi di crisi, di innovare in maniera sistemica.
L’alibi al quale spesso si ricorre è quello, non avendo un’organizzazione aziendale “finalizzata” alla ricerca e sviluppo, di puntare troppo su prodotti che si sperano “evergreen”.
Il guaio è che questi, contrariamente alle aspettative,sono pochi e il più delle volte legati a condizioni particolari o irripetibili quali :
– un brevetto inimitabile (Microsoft)
– un design che sa superare i gusti di più di una generazione (Porsche 911)
– un brand affermato è/o storico (Nivea,Martini,Ferrari)
– una ricetta esclusiva o unica ( Coca Cola,Nutella)
Non è certamente sufficiente ritenere che un’innovazione tecnologica o una particolare tecnica gestionale, di per se, possano garantire comunque un vantaggio competitivo duraturo nel tempo, infatti moltissimo di ciò che si realizza è replicabile e quindi difficilmente difendibile.
La soluzione dell’impiego delle tecnologie e delle tecniche gestionali avanzate, è pertanto una condizione necessaria per cercare quindi di “durare maggiormente”, occorre operare sulle risorse inimitabili ed irripetibile ( i collaboratori motivati) e gestire le attività aziendali per processi e non più per funzioni, che debbono essere in grado di ottimizzare tutto ciò che i concorrenti realizzano e di trasmetterlo con una comunicazione appropriata a più clienti possibili.
Quindi va predisposta in azienda una continuativa “manutenzione” periodica e programmata dei processi gestionali, mai dati per acquisiti, ma costantemente incrementati con il continuativo accrescimento dei saperi organizzati, per attivare interventi definibili come “leading edge project”(catena di processi complessi che richiedono competenze crescenti ed articolate, non che molteplici protagonisti qualificati) che debbono poi essere indirizzati alla soluzione, in primo luogo, di tematiche strategiche (posizionamento, delocalizzazioni,politiche commerciali e di sviluppo prodotti, ecc.)
E’ indispensabile pertanto comprendere quali sono i saperi e le competenze che debbono essere acquisite ed accresciute, per rendere operativo e continuativo lo sviluppo dei prodotti e delle soluzioni innovative.
Si tratta di definire un processo metodologico trasferibile che si quantifichi in specifiche fasi ed in attività conseguenti, sostanziabili nel seguente percorso :
definizione dei fattori strategici di successo e delle criticità, segmentazione di mercato, roadmapping e programmazione di prodotto con conseguente ciclo di vita residuo, tecniche gestionali del portafoglio prodotti/progetti,comprensione aspettative dei clienti per corealizzare, valutazioni comparative e selezioni di prodotto,generazione dell’architettura di prodotto finale da : aspetto/forma/funzione/caratteristiche/costi, a benefici/prezzi/mercati/clienti.
Operando in questo modo l’invenzione diventa un processo gestionale incrementabile e diffuso che grazie ai percorsi cognitivi, coerenti e strutturati, sviluppa intelligenza collettiva, con l’interazione tra tanti saperi parziali che si integrano in un unico “soggetto comunitario”che con conoscenze accresciute sviluppa la capacità di una nuova definizione dei problemi (rivoluzione copernicana) e individua le soluzioni.
Infatti, parafrasando il Nobel Albert Gyorgyi , possiamo affermare che “l’innovazione consiste nel confrontarsi con quanto tutti utilizzano ogni volta,nel vedere ciò che tutti hanno visto,per realizzare poi ciò che non ha ancora pensato nessuno”.
Sono quindi le analogie, basate sull’inventività, la strada da percorrere per evitare che il nostro sistema industriale riproponga soluzioni e prodotti tradizionali a prezzi ridotti, determinando una sanguinosa e non rimarginabile ferita nel conto economico dell’impresa che non potrà che ribaltarsi su una contrazione dei costi e una proletarizzazione conseguente degli occupati.
Per noi italiani pertanto operare sull’inventività diventerà una scelta obbligata, perché a differenza dell’innovazione che necessità di I.C.T., tecnologie e macchine sofisticate, per l’inventività occorrono anche evoluzione dello stile, esperienzialità e gusto diffuso del bello e fruibile (design).
In questo contesto il modello Thosby dei cerchi concentrici, applicato al comparto culturale/artistico che ci vede primeggiare al Mondo, può rappresentare una significativa opportunità.
Infatti il “capitale culturale”deve poter essere considerato un bene sociale che incorpora,preserva e fornisce nuovo valore aggiunto, che accresce qualunque valore economico esso già possedeva.
Pertanto l’attività artistica e quella culturale (inventività di Sistema Paese)sono il “perno “ (hub) di molteplici attività economiche di filiera, particolari, inimitabili, irriproducibili, tipiche e specialistiche di ogni territorio che si alimentano nella storia complessiva di ogni Paese( si pensi al ruolo del cinema neorealista italiano nel rilancio del Paese nel dopoguerra).
Più la trama culturale ed artistica di un paese è ricca, maggiori saranno le opportunità economiche di ricaduta.
Se a questo si aggiunge la multifunzionalità, ovvero la capacità di coniugare il prodotto che si realizza con degli specifici servizi collegati, ad esempio aggiungendo oltre al prodotto “olio” ,” formaggio” o “vino”il paesaggio agricolo toscano,si determina un unicum che ha un valore superiore e non comparabile con il prezzo che altri produttori possono offrire.
Lo stesso discorso può valere per gli scarponi da sci e la montagna bellunese e per qualunque altro prodotto che sappia, inventivamente, collegarsi ad un territorio, ad un ambiente ad una cultura ad un patrimonio artistico.
In definitiva economie di scopo collegate tra loro per trattenere accanto ai prodotti quote di valore aggiunto aggregate, riconducibili ai territori ed alla loro inimitabilità e geodistintività.
Il tutto in una irripetibile alchimia di genialità, invenzione, innovazione ed inventività artistica, meccanica ed economica, nel quale il nostro talento sa offrire il meglio delle sue capacità esperienziali dalla base ed al vertice di ogni merceologia di prodotto che fa riferimento alla persona ed all’abitare.
Luigi Pastore

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