Green Life, con questo termine si può sintetizzare l’insieme di quella cultura, politica ed economica, che ha investito l’occidente in primis e che sta letteralmente sconvolgendo i modi e le maniere con i quali si pensa e si fa business, e non solo, in tutto il mondo. Un cultura che si sta apprestando a diventare, se ben interpretata, la vera opportunità per costruire le prossime fortune di imprese, professionisti e lavoratori e, non da ultimo, la salvezza dei nostri stili di vita e del pianeta che abitiamo.
Mi rendo conto che questa premessa può sembrare azzardata, ma in realtà forse rispecchia nemmeno tutto il potenziale che i nuovi atteggiamenti del mercato, dei consumatori e dei legislatori stanno implementando nella ricerca di una sostenibilità diffusa, che garantisca il mantenimento e l’innalzamento del benessere che la nostra società è riuscita a raggiungere.
Certo, parlare solo ed unicamente in questi termini teorici può sembrare lontano anni luce dalla realtà quotidiana, ebbene non è così…
Il mondo, le aziende soprattutto e tutto il sistema di ricerca e di innovazione da loro spinto è da anni sul tema. Negli ultimi tempi si è sviluppato in modo intenso l’impegno profuso in nuove soluzioni, attente al risparmio energetico, al recupero di materie prime seconde, alla realizzazione di prodotti con materiali riciclati, alla produzione di energia da fonti rinnovabili, agli abiti, agli oggetti di design, ma anche alle tecnologie e agli strumenti, come computer, cellulari e quanto altro. Chi ha lavorato, investito e proposto in tal senso non solo ha raccolto il favore della critica, ma anche il consenso del mercato, dimostrando sui conti e sui bilanci che, anche nel breve periodo, essere Green paga e non poco.
Porto alcuni esempi: al salone del mobile di Milano oggetti di design che hanno unito la bellezza all’attenzione verso l’ambiente, certificando la provenienza dei materiali, il loro riuso e il risparmio energetico, sono stati particolarmente attenzionati da buyers e stakeholder, nel settore della moda. La ricerca di nuovi tessuti provenienti dal riciclo, ad esempio, è il fronte più avanzato ed innovativo delle grandi maison, come nell’energia, nonostante i ripensamenti del governo italiano, è nata una fiorente e straordinaria industria, eccezionalmente spinta anche nella ricerca, nel settore del Fotovoltaico, dell’Eolico e nella realizzazione di impianti per il recupero energetico anche da fonti biologiche, con primati delle tecnologie made in Italy nella produzione di motori ecologici. L’Italia, ad esempio, rappresenta con la sua industria automobilistica punte di eccellenza mondiali, che speriamo si spingano anche nella direzione dei motori elettrici, scalfendo la leadership dei francesi e dei giapponesi, ma anche nel settore delle produzioni alimentari, con l’utilizzo di emendanti biologici e con la formulazione di nuove tecnologie che massimizzino l’uso ottimale delle risorse naturali.
L’Italia potrebbe fare letteralmente miracoli, come hanno dimostrato alcune realtà particolarmente attente nel settore vinicolo o pastario, diventate vincenti sull’export verso i mercati internazionali proprio per aver garantito la certezza di un prodotto di qualità, salubre e senza controindicazioni prima di tutto per i consumatori e poi per il proprio territorio.
La lista chiaramente è lunghissima, potremmo parlare delle esperienze internazionali di grandi imprese tecnologiche che oggi producono e vendono tanti modelli di cellulari, computer, oggetti di consumo quotidiano o specialistico, anche perché ne garantiscono la sempre più ricercata sostenibilità ambientale. La nostra riflessione, però, dovrebbe soffermarsi sulla grande opportunità di questo momento storico irripetibile di rivoluzione culturale e strutturale del complesso ecosistema economico mondiale, dove l’innovazione, in sinergia con l’intuito e le buone idee, può generare rivoluzioni nei mercati da noi solo fantasticate. Si pensi, ad esempio, al settore della distribuzione e della logistica, dove si sta riesaminando l’intero sistema di deposito e produzione degli imballaggi, plastici e non, al fine di generare prodotti dal minimo ingombro, per ridurre il peso ecologico ed il costo del trasporto, ma anche del riciclo e dello smaltimento, creando nuove leghe naturali biodegradabili che in appositi impianti o aree ritornino alle matrici naturali di origine con un impronta ecologica positiva.
Insomma c’è veramente tanto da fare, soprattutto per i giovani che vogliono inventarsi e costruire il loro futuro sulle solide basi di una nuova economia più attenta all’ambiente.
In questo contesto chiaramente anche il ruolo di istituzioni di formazione come le università e dello Stato, in qualità di soggetto legiferatore e regolatore del mercato, è fondamentale. C’è un bisogno impellente di nuove professionalità ad oggi ancora molto rare, tanto quanto dell’applicazione vera di leggi da parte delle amministrazioni, come l’utilizzo negli uffici pubblici di materiale proveniente dalla filiera del riciclo. C’è necessità, inoltre, della formulazione di nuove norme che rendano reali e contingenti scenari che in Europa da almeno un lustro sono presenti, come il recupero energetico, la detassazione di aziende impegnate a ridurre il proprio impatto ambientale etc.
Spero ad avervi in piccola parte dimostrato quanto essere attenti all’ambiente paghi per le nostre imprese. Vale la pena ricordare che parlare di responsabilità di impresa significa anche questo: essere attenti con costanza al nostro territorio, per dimostrare sempre e comunque un dato imprescindibile: gli imprenditori e le loro aziende sono e devono essere operatori che diffondono benessere, per loro e per gli altri, perché la prima vocazione di chi fa business nel terzo millennio è appunto lasciare al mondo l’opportunità di diventare un luogo migliore rispetto a quello che abbiamo trovato.
L’augurio è che questo progresso sia firmato, nelle piccole e grandi azioni di ogni giorno, anche da noi piccoli e grandi imprenditori, attori principali dello scenario economico.
Angelo Bruscino
Presidente Confapi Campania Giovani
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